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Distribuzione della comunione con i guanti e imposizione della comunione sulla mano: l’abuso liturgico imposto dalla CEI

Il 18 maggio 2020 è entrato in vigore il “Protocollo circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo” predisposto dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) d’intesa con il comitato Tecnico-Scientifico del governo italiano e firmato dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, Giuseppe Conte, presidente del Consiglio e Luciana Lamorgese, Ministro dell’Interno. Il protocollo prevede «necessarie misure di sicurezza cui ottemperare, nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID 19, per la ripresa delle celebrazioni liturgiche» . Due misure del protocollo risultano molto problematiche. Bisogna assolutamente conoscerle.

Qui di seguito le presenterò dettagliatamente e darò gli strumenti intellettuali necessari perché chiunque possa in scienza e coscienza comprendere in che misura possono essere recepite da un cattolico.

Prima di addentrarmi nella matèria prettamente teologica e liturgica, però, voglio riportare ciò che l’avvocato Maria Stella Lopinto ha scritto e Marco Tosatti ha pubblicato in una pagina del suo suo blog:

«La Chiesa Cattolica (intendendo “Sede Apostolica”, ndc) è l’unica che può disporre in ordine alla liturgia e alla somministrazione dei Sacramenti di cui è depositaria, e pertanto la CEI, che non è la Chiesa, ha sottoscritto quel documento (il protocollo, ndc) abusando di competenze che non le spettano, visto che quelle disposizioni sostanzialmente stravolgono gli accordi intervenuti con la Repubblica Italiana, svuotando di contenuto le norme cardine che stabiliscono che la Chiesa è indipendente e sovrana e, in quanto tale, libera di svolgere la sua missione pastorale e di santificazione, di organizzazione, di pubblico esercizio del culto (art. 1 e art. 2 Accordo del 3 giugno 1985). Cos’altro c’è da concludere se non che il Protocollo è un provvedimento abnorme? Come può lo Stato italiano ingerirsi in questioni non sue e la CEI sottoscrivere ciò? » .

Ora, però, entriamo in questioni teologiche e liturgiche.

Indice della matèria

1 – Le due misure problematiche del protocollo

Secondo il protocollo, per la distribuzione della Comunione bisogna seguire le seguenti misure:

3.4 «La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi  — indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza — abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli».

Sebbene il testo del protocollo preveda, solo per il sacerdote ed esclusivamente al momento della distribuzione della comunione, l’utilizzo di guanti monouso (“usa e getta”), senza per giunta specificarne il materiale di composizione, i guanti risultano essere innecessari. La misura dell’igenizzazione delle mani previa alla distribuzione della comunione impedisce già che il sacerdote contagi i fedeli. Inoltre i guanti sono una protezione inutile per il sacerdote medesimo, visto che l’eventuale suo contagio avverrebbe solo se si portasse le mani alla bocca, al naso o agli occhi prima di essersele lavate. La norma è quindi sproporzionata e non risponde a ragioni di sicurezza sanitaria.

Sebbene, inoltre, il protocollo non obblighi esplicitamente alla distribuzione della comunione esclusivamente nelle mani dei fedeli, la CEI vi vede quanto meno un obbligo implicito e quindi un implicito divieto della comunione sulla lingua, come testimonia l’articolo a firma di Riccardo Maccioni, intitolato “Dal 18 maggio tornano le Messe con i fedeli, ecco come partecipare“, pubblicato nell’edizione del 14 maggio 2020 del quotidiano della CEI, l’Avvenire, nel quale troviamo scritto:

«Il celebrante e gli eventuali altri ministri della Comunione… offrano la Comunione esclusivamente sulla mano dei fedeli».

Ebbene:

  • l’utilizzo del guanto in lattice “usa e getta”nella distribuzione della comunione, oltre ad essere innecessàrio e sproporzionato da un punto di vista igienico, non solo è un atto di irriverenza che rasenta il sacrilegio, ma espone effettivamente il sacerdote e l’eventuale ministro straordinario alla possibilità di commettere un sacrilegio[1] vero e proprio. Infatti, il semplice toccare con i guanti in lattice “usa e getta” le Sacre Specie, che fanno velo alla reale presenza di Cristo, fonte di ogni salute, è un atto di irriverenza verso di Lui; come lo è altrettanto l’utilizzare un guanto in lattice per manipolare le Sacre Specie. Due sono i motivi: primo, perché il lattice favorisce una maggiore dispersione eucaristica rispetto alla pelle umana[2] e secondo, perché il fatto che il guanto sia “usa e getta” fa sí che molti sacerdoti non applicheranno ad esso le norma relative alla cura dei lini sacri destinati ad accogliere le Sacre Specie[3] nome che sono l’espressione della fede della chiesa nella presenza di Cristo nel più piccolo frammento dell’ostia. Ma il gettare il guanto venuto a contatto con le Sacre Specie senza avere prestato attenzione ai frammenti di ostia rimasti appiccicati ad essi e senza aver seguito le norme prescritte per la purificazione delle dita[4] (in questo caso dita coperte dai guanti) è un sacrilegio.
  • L’impedire, poi, ai fedeli di comunicarsi in bocca costituisce un abuso liturgico. La legge liturgica universale sulla maniera di ricevere la Comunione nella Forma Ordinaria della Messa ― come si avrà modo di vedere nel paragrafo seguente ― prevede, infatti, il diritto per il fedele di scegliere tra le due modalità di comunione previste, e cioè: o sulla lingua, o sulla mano. L’unica eccezione a questa libertà di scelta del fedele è posta esclusivamente alla comunione sulla mano, che è possibile vietare, quando vi sia perícolo di sacrilegio. Spettando solo alla Sede Apostolica riformare la leggi liturgiche universali, i vescovi e le Conferenze Episcopali non hanno alcun autorità per emanare delle norme obbliganti che contravvengono tali leggi (vd. Ordinamento generale del Messale Romano, 390, 160, 283).

2 – Il modo normativo di comunicarsi

Forma ordinaria del rito romano

Le seguenti norme sono valide anche nell’attuale emergenza sanitaria da COVID-19, nonostante esse vengano disattese dai vescovi della CEI.

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (CCDDS), Ordinamento Generale del Messale Romano, 12 novembre 2002, n.161:

«Se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. […]».

CCDDS, istruzione Redemptionis Sacramentum, 25 marzo 2004, n. 91:

«Non è lecito […] negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi».

CCDDS, istruzione Redemptionis Sacramentum, 25 marzo 2004, n. 92:

«Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia».

CCDDS , lettera del 3 aprile 1985 alla Conferenza Episcopale Americana:

«La Santa Sede, a partire dal 1969, mentre conservava l’uso della maniera tradizionale di distribuire la Comunione, ha garantito a richiesta ad alcune Conferenze Episcopali la facoltà di distribuire la Comunione ponendo l’ostia nelle mani del fedele […] I fedeli non sono obbligati ad adottare la pratica della Comunione “alla mano”. Ognuno è libero di comunicarsi in un modo o nell’altro».

CCDDSresponso, in Notitiae, n° 392-393, aprile 1999, pp. 160-161:

«Q: si chiede se nelle diocesi dove è permesso distribuire la Comunione sulla mano, un sacerdote o ministro straordinario della Santa Comunione possa obbligare i comunicanti a ricevere la Comunione solo “alla mano” e non “alla lingua”.
R: È certamente chiaro dagli stessi documenti della Santa Sede che nelle diocesi dove è concesso di fare la Comunione “alla mano”, il diritto dei fedeli di riceverla sulla lingua rimane intatto. Pertanto, coloro che vogliano imporre ai comunicanti di ricevere la Santa Comunione solo “alla mano” stanno agendo contro le norme, così come coloro che rifiutano ai fedeli il diritto di riceverla “alla mano” nelle diocesi a cui è stato concesso questo indulto.
Nel rispetto delle norme sulla distribuzione della santa comunione, i ministri ordinari e straordinari curino particolarmente che l’ostia sia assunta immediatamente dai fedeli, in modo tale che nessuno si allontani con le specie eucaristiche ancora in mano.
Tutti ricordino che è tradizione secolare ricevere l’ostia sulla lingua. Il sacerdote celebrante, se vi sia pericolo di sacrilegio, non ponga la comunione in mano ai fedeli, e li informi sul fondamento di tale modo di procedere».

CCDDS, responso del 24 luglio 2009, prot. 655/09/L

Il seguente responso della CCDDS è particolarmente interessante per questo nostro tempo di pandemia da COVID-19 per comprendere che la pandemia non sospende le leggi ecclesiastiche universali. La CCDDS, infatti, rispose ad un laico della Gran Bretagna, appartenente ad una diocesi nella quale la comunione sulla lingua era stata vietata a causa delle preoccupazioni per l’epidemia allora in atto causata dal virus H1N1, responsabile della “influenza suina”, quell’influenza che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe dovuto scatenare la prima pandemia del ventunesimo secolo. C’era quindi un clima d’allarmismo simile a quello attuale. Ebbene la CCDDS cosi rispose:

«Questa congregazione… accusa ricezione della vostra lettera datata 22 giugno 2009 riguardo al diritto dei fedeli di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. Questo dicastero osserva che l’istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) chiaramente afferma che “ogni fedele ha sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca” (n.92), e non è lecito negare la Santa Comunione a chi tra fedeli non sia impedito dalla legge canonica a ricevere la Santa Eucarestia (cfr. n.91)».

A tutt’oggi non risulta essere stato pubblicato un rescritto della Sede Apostolica che abroghi le norme sopra riportate. Il card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha anzi detto in una recente intervista a proposito del modo di comunicarsi:

«C’è già una regola nella Chiesa e questa va rispettata: il fedele è libero di ricevere la Comunione in bocca o nella mano» .

Forma straordinària del rito romano

I véscovi, oltre a non avere l’autorità di cambiare la legislazione ecclesiàstica universale sul modo di ricévere la Comunione nella santa Messa celebrata nella forma ordinària del rito romano, non hanno l’autorità di modificare la legislazione che governa la forma straordinària (latino: extraordinaria). Il documento legislativo pertinente, e cioè l’istruzione Universae Ecclesiae, ai numeri 24 e 28 prescrive quanto segue :

24. I libri liturgici della forma exstraordinaria vanno usati come sono. Tutti quelli che desiderano celebrare secondo la forma extraordinaria del Rito Romano devono conoscere le apposite rubriche e sono tenuti ad eseguirle correttamente nelle celebrazioni.

28. Inoltre, in forza del suo carattere di legge speciale, nell’ambito suo proprio, il Motu Proprio di papa Benedetto XVI Summorum Pontificum, deroga a quei provvedimenti legislativi, inerenti ai sacri Riti, emanati dal 1962 in poi ed incompatibili con le rubriche dei libri liturgici in vigore nel 1962.

Non c’è mai stato il benché minino dubbio su quanto stabiliscano queste leggi: nella forma extraordinaria, i laici che si accostano a ricevere la Comunione devono riceverla esclusivamente sulla lingua. Per aggiungere una nuova modalità (quod Deus avertat), un vescovo o una conferenza episcopale dovrebbe richiedere e ottenere dalla Congregazione per la Dottrina della Fede un rescritto, così come decenni fa vescovi e conferenze episcopali dovettero chiedere a Roma un rescritto per poter concedere nelle proprie diocesi la Comunione sulla mano . Per di più, anche nel caso che un vescovo ottenesse tale rescritto, ciò non cambierebbe il diritto del fedele di scegliere la modalità con la quale ricevere la Comunione.

Riflessione

A tutt’oggi non risulta èssere stato pubblicato un rescritto della Sede Apostolíca che abroghi le norme sopra riportate. Il card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha anzi detto in una recente intervista a propósito del modo di comunicarsi nella forma ordinària del rito romano:

«C’è già una règola nella Chiesa e questa va rispettata: il fedele è libero di ricévere la Comunione in bocca o nella mano» .

La CEI, dunque, si sta comportando esattamente come Conte, che ha emanato decreti in barba alla Costituzione Italiana realizzando, così, una curvatura autoritària delle nostre istituzioni. Siamo purtroppo testimoni dell’inízio in Itàlia di un nuovo tipo di dittatura sanitària e della costituzione di una Chiesa Patriòttica Cattòlica Italiana, pròprio come è già avvenuto da anni in Cina con la Chiesa Patriòttica Cattòlica Cinese. Dinàmiche di medésimo stampo si stanno realizzando in molte nazioni del mondo a riprova che le profezie affidate a Lucia di Fàtima dalla Madonna fossero vere.

In quella comunicatale il 13 lúglio 1917 è detto:

«Verrò a chièdere la consacrazione della Rússia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sàbati.  Se ascoltérete le Mie richieste, la Rússia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate» (Memòrie di suòr Lucia, p. 173).

Il 13 giugno 1929 la Madonna, come aveva detto, tornò a richièdere la consacrazione della Rússia al suo Cuore Immacolato, riapparendo a suòr Lucia e dicèndole:

«il Santo Padre fàccia, in unione con tutti i Véscovi del mondo, la consacrazione della Rússia al mio Cuore Immacolato» (Memòrie di suòr Lucia, p. 192),

ma poi, in una data imprecisata, lamentàndosi con suòr Lucia perché si stava disattendendo la sua richiesta, le disse:

«Non hanno voluto soddisfare la mia richiesta!… Come il re di Frància, si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Rússia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire» (Memòrie di suòr Lucia, p. 192).

Ebbene, un’autèntica consacrazione della Rússia venne infine effettuata da Giovanni Pàolo II il 25 marzo 1984 e suòr Lucia in una sua léttere del 29 agosto 1989 ebbe a dire: «La consacrazione è compiuta» (vd. Memòrie di suòr Lucia, nota 11, p. 120; Un cammino sotto lo sguardo di Maria, pp. 225-227) . Si susseguírono in effetti eventi significativi, come la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) e la dissoluzione dell’Unione Soviètica (25 dicembre 1991). Ma era ormai troppo tardi!

Oggi vediamo gli effetti di questo ritardo nella consacrazione della Rússia al Cuore Immacolato di Maria. La Rússia, infatti, è sì ritornata al cristianésimo, ma l’ideologia comunista, trasformàtasi in altri paesi del modo in progressista/mondialista, contínua a portare i suoi frutti di male e influisce nella Chiesa. Lo fa:

  • non solo con l’ideologia di gènere, che in àmbito teològico diviene omoeresia,
  • non solo con l’ambientalismo panteístico, che nella Chiesa diviene conversione ambientalista e génera aborti come il Sinodo dell’Amazzònia con i suoi riti propiziatorî all’idolo andino Pachamama, celebrati nei giardini Vaticani alla presenza di papa Francesco,
  • non solo con la falsa accoglienza dello straniero che diviene islamizzazione dell’Europa,
  • ma anche imponendo l’attuale dittatura sanitària che nella Chiesa diviene abuso litúrgico e più ancora profanazione delle Sacre Spècie .

3 – Il modo più igienico di comunicarsi

Ora che abbiamo appurato che la legislazione ecclesiastica universale tutela il diritto dei fedeli di accostarsi alla comunione scegliendo liberamente tra i due modi prescritti quello che in coscienza giudicano più confacente alla loro devozione eucaristica, è giunto il momento di fare un passo ulteriore nella nostra riflessione e domandarci se il COVID-19 ha più facilità a diffondersi attraverso la comunione sulla lingua o la comunione sulle mani. Per rispondere a questa domanda, inizio riportando uno stralcio del comunicato del 2 marzo 2020 dell’arcidiocesi di Portland in Oregon (USA):

«Abbiamo consultato due medici su questo caso, uno dei quali è uno specialista in immunologia per lo Stato dell’Oregon. Hanno convenuto che la ricezione della Santa Comunione sulla lingua e sulla mano, fatte in maniera adeguata, espongono più o meno allo stesso livello di rischio. Il rischio di sfiorare la lingua e passare la saliva ad altri è ovviamente un pericolo; comunque è ugualmente probabile la possibilità di toccare la mano di qualcuno, e le mani hanno una maggiore esposizione ai germi» .

Il prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici (vedi qui) fa eco a quanto riferito sopra, dicendo:

«Il problema che arrovella tutti e noi, medici per primi, è quello dei virus e della loro diffusione. Spesso si arriva a dire tutto e il contrario di tutto. Una cosa è certa: le mani sono la parte del corpo più esposta ai virus, toccano tutto, dalle cose infette ai soldi ed hanno bisogno di continua disinfezione […] Per me è più sicura quella sulla lingua rispetto a quella sulla mano. […] Sulla mano in definitiva è più contagiosa».

Da quanto detto, possiamo fare una riflessione ulteriore. Se è vero, come è vero, che in entrambi i modi di comunicarsi vi è la possibilità di evitare che il sacerdote, entrato accidentalmente in contatto con la mano o la lingua di un fedele, trasmetta gli agenti patogeni da un fedele all’altro, semplicemente purificandosi e poi igienizzandosi le mani, prima di continuare la distribuzione della comunione, è altrettanto vero che solo con la comunione sulla lingua i fedeli eviterebbero di venire in contatto con gli eventuali agenti patogeni presenti nelle proprie stesse mani.

Dunque, la comunione sulla lingua risulta il modo più igienico di accostarsi alla comunione.

4 – Il modo più santo di comunicarsi

Come abbiamo già visto, mentre la comunione sulla lingua non può essere mai rifiutata, quella sulle mani può essere vietata in caso di pericolo di sacrilegio ravvisato dal sacerdote. Sotto questo aspetto di maggior garanzia contro i sacrilegii, la comunione sulla lingua risulta essere migliore della comunione sulle mani. Ma è anche il modo più santo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima vedere la pratica della comunione nella storia della chiesa e poi indagare se Gesù ― coerentemente con ciò che promise nell’ultima cena, e cioè: «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13a) ― abbia inviato profeti che, pieni di Spirito Santo, ci abbiano offerto la risposta al nostro quesito.

Cosa ci insegna la storia

Nei primi secoli della Chiesa, come non vi era uniformità liturgica, così non vi era uniformità nel modo di ricevere la comunione. Anche se alcuni autori hanno ottime ragioni per supporre che almeno la Chiesa romana abbia adottato la comunione sulla lingua già verso il II secolo, visto che Papa Sisto I (115-125) proibì ai laici di toccare i vasi sacri[5], la comunione sulle mani e sotto le due specie era la più antica e diffusa. Ne troviamo una precisa descrizione, per esempio, nella quinta Catechesi mistagogica attribuita, a torto o a ragione, a Cirillo di Gerusalemme ( 313 o 315 – 18 marzo 386):

21. Avvicinandoti non procedere con le palme delle mani aperte, né con le dita separate, ma con la sinistra fai un trono alla destra poiché deve ricevere il re. Con il cavo della mano ricevi il corpo di Cristo e di’: «Amen». Con cura santifica gli occhi al contatto del corpo santo e prendilo cercando di non perdere nulla di esso. Se tu ne perdi, è come se fossi amputato di un tuo membro. Dimmi: se qualcuno ti regalasse delle pagliuzze d’oro non le prenderesti, guardandoti con molta cura dal non perdere nulla di esse e dal non rovinarle? Non salvaguarderai maggiormente ciò che è più prezioso dell’oro e più stimato delle pietre preziose perché non cada neanche un frammento?
22. Dopo la comunione del corpo di Cristo avvicinati al calice del sangue. Senza stendere la mani, ma inchinandoti e con un gesto di adorazione e di venerazione di’: «Amen», e santificati prendendo il sangue di Cristo. Sino a quando l’umido è sulle labbra toccalo con le mani e santifica gli occhi, la fronte e gli altri sensi. Poi, in attesa della preghiera, rendi grazie a Dio che ti ha degnato di tali misteri.
23. Conservate intatte queste tradizioni e voi stessi conservatevi irreprensibili. Non separatevi dalla comunione, e per macchia del peccato non privatevi di questi sacri e spirituali misteri. Il Dio della pace vi santifichi totalmente. Il vostro corpo, l’anima e lo spirito siano in ogni parte salvaguardati alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo, a cui sia gloria per i secoli dei secoli.[6]

Con l’andare del tempo, e con il progressivo approfondimento della verità del mistero eucaristico, della sua efficacia e della presenza in esso del Cristo, unitamente al senso accentuato di riverenza verso questo Santissimo Sacramento e ai sentimenti di umiltà con cui ci si deve accostare a riceverlo, si venne introducendo la consuetudine generalizzata che fosse il ministro stesso a deporre la particola del pane consacrato sulla lingua dei comunicandi.
La soppressione della Comunione nella mano daterebbe dal V-VI secolo. Leone Magno (440-461) e Gregorio Magno (590-604) testimoniano che allora era ricevuta solamente sulla lingua[7]. Nel VII secolo, il sinodo locale di Rouen (Francia), che si svolse nel 650 o nel 688-689, ricorda:

«Non si deve rimettere l’Eucarestia nelle mani di alcun laico, uomo o donna, ma solamente nella bocca»[8].

Tra il IX e il X secolo si diffuse nella Chiesa latina il gesto di ricevere la Comunione in ginocchio[9]. E si compie da parte dei fedeli con le due ginocchia a terra.

Quindi, dal V-VI secolo alla metà del XX secolo, per circa mille e cinquecento anni, la comunione sulla lingua è stato l’unico modo possibile.

Fin dal 1965, cioè alla fine del Concilio Vaticano II, alcuni vescovi di Germania, Olanda, Belgio e Francia introdussero “ad experimentum” la comunione sulle mani. Papa Paolo VI inizialmente ostacolò tale pratica, ma alla fine cedette all’ostinata disobbedienza dei vescovi su citati concedendo la facoltà alle conferenze episcopali di consentire la comunione sulla mano, come secondo modo di ricevere la comunione, per quelle regioni nelle quali tale modalità si era già diffusa. Il rescritto è contenuto nell’istruzione della Congregazione per il Culto Divino Memoriale Domini del 29 maggio 1969. In Italia la comunione sulle mani è stata introdotta solo vent’anni più tardi il 3 dicembre 1989.[10]

Dobbiamo rilevare che, mentre per il passaggio avvenuto nel V-VI secolo dalla comunione sulla mano a quello sulla bocca si è dato uno sviluppo migliorativo della devozione eucaristica, la reintroduzione della comunione sulla mano è stata una regressione peggiorativa, frutto del contesto storico (fine anni sessanta, inizio anni settanta) che non brilla certo per una fervente devozione eucaristica, ma che ha visto una delle peggiori crisi del sacerdozio cattolico.

Cosa ci dice il Cielo

Fin dalla prima introduzione della comunione sulla mano, il Cielo si è fatto sentire indicando la comunione sulla lingua come l’unico modo santo di comunicarsi. Alla mistica tedesca Justine Klotze Gesù, per esempio, avrebbe detto:

«Non taccatemi!… Muore ogni umiltà, e per essa ho lottato». « Chi capisce non deve farlo!»[11].

Le diverse presunte voci profetiche cattoliche sparse nel mondo sono concordanti con i due messaggi succitati. A seguito presenterò, a titolo di esempio, una brevissima antologia di presunte rivelazioni soprannaturali.

Nella presunta apparizione di Nostra Signora di Maracaibo (Venezuela) la Madonna avrebbe detto nel 1988 ai due veggenti José-Luis Matheus Barboza e Juan-Antonio Gil:

«Figli miei, vi chiedo che durante la Santa Messa, al momento della Santa Comunione, riceviate il Corpo del mio Divin Figlio direttamente nella bocca, e se è possibile, in ginocchio. Se il sacerdote vi dice di alzarvi, obbedite! Obbedite sempre al sacerdote. Io non condanno affatto le direttive della Chiesa di mio Figlio[12];tuttavia vi dico che il modo migliore di ricevere il Corpo del mio Gesù nel Santo Sacramento dell’altare, è in ginocchio e direttamente in bocca».

Gesù alla mistica italiana Giuliana Buttini in Crescio avrebbe dettato il 5 dicembre 1989 il seguente messaggio:

«Non desidero esser preso dalle vostre mani! Io, il pane vivo, il sangue vivo, quel sangue versato per voi. Io sono pane, ma per la vostra anima. Agli apostoli diedi il pane nelle mani. Gli apostoli sacerdoti potevano toccarmi come pane; voi non siete sacerdoti, voi non potete toccarmi!!
Dissi a Myriam di Magdala “Non mi toccare”.
Io vi amo, Io vi ritengo degni di tutto ciò che per voi faccio e tuttavia voi dovete rispettare il mio sacrificio, il mio dolore per la vostra salvezza, dovete venire al mio altare e inchinarvi con le mani giunte, non aperte! Io desidero che l’Ostia sia venerata. È il mio sacrificio, è la vostra salvezza, è il cuore della fede. Io desidero tante cose per voi e non per Me, affinché la fede non svanisca in voi. Io desidero per voi la Verità antica che ora stanno nascondendo. Spezzai il pane e lo diedi agli apostoli. In quel momento concelebravano con Me la loro prima Eucarestia. Diedi ad essi il vino: il mio sangue! Il pane spezzato per tutti voi ed il vino versato per tutti voi. E soltanto i mie sacerdoti possono toccare, con le loro mani consacrate quel pane! Per voi passo per la vostra bocca e penetro il vostro cuore. Il mio sangue scorre col vostro! Anche la bocca potrebbe essere impura, se lo sarà la vostra anima. Venite a me in purezza e bontà e senza aver bisogno di essere perdonati, avendo perdonato e non conservando rancori. Ciò che per la Chiesa è facoltativo non ha che il problema della scelta. Scegliete quando potete e sempre la giusta via, quella di sempre, poiché la Verità è una e la Parola non cambia. Scegliete la fedeltà in questo tempo di falsi profeti; imparate a distinguere il bene dal male, il vero dal falso per non allontanarvi da me. Io sono la Via, la Verità, la Vita. Spezzai il pane e lo diedi agli apostoli. Il sacerdozio dovrebbe essere sacro e santo. “Lascia ogni cosa e seguimi” e le loro mani furono le mie! Voi non siete sacerdoti, voi siete ancora piú di essi se piú di essi amerete; tuttavia non avete la facoltà di essi che, anche se indegni, hanno ricevuto da Me per voi. Queste facoltà li rendono superiori anche agli angeli e un gradino piú in alto di voi. Spesso sono essi a sminuire la grandezza e dignità del sacerdozio. E gli apostoli? Hanno preso il pane, hanno bevuto il vino per trasmetterli a voi, alla vostra anima attraverso le loro mani e le vostre labbra che, se pure come la vostra anima mi accolgono in grazia. In ginocchio e a mani giunte, pronti ad amare, perdonare, a dare: consapevoli di essere in quel momento penetrati nel mio tempo ed essere sotto la Croce. Con mia Madre e con Johanan e con tutta l’umanità che mi ha voluto o potuto conoscermi! Il miracolo che si ripete, il sacrificio che si rinnova, il mio sangue che scorre in voi. “Fate questo in memoria di me”»[13].

In un’altra apparizione la Madonna avrebbe dato diversi messaggi sulla comunione in bocca e in ginocchio ad una donna di nome Adele, veggente dell’apparizione di Zaragoza (Spagna):

5 maggio 1990
«Comunicatevi in ginocchio e non nella mano» .

3 novembre 1990
«Ancora una volta voglio ricordarvi di ricevere l’Eucarestia in ginocchio e nella bocca. Molti dei miei figli non ne comprendono la ragione, ma voi che state penetrando nella luce, fatelo in questo modo, poiché state ricevendo dentro di voi il più Grande».

6 aprile 1991
«Molti figli non credono, né vogliono ascoltare, né si lasciano guidare. Ma presto giungerà il momento nel quale vedranno la realtà e sarà troppo tardi per il loro pentimento. Perciò voi aprite gli occhi alla realtà e mirate come vado ripetendovi di non prendere la Sacra Forma nelle vostre mani; prendetela dalle mie anime consacrate, perché il castigo, figli miei, ricadrà anche su coloro che hanno acconsentito a che il corpo del mio amato Figlio passasse di mano in mano senza il minimo rispetto; perciò, ogni volta che andate a riceverlo, piegate le vostre ginocchia. Vi ripeto queste parole affinché nessuno di voi venga fuorviato».

5 ottobre 1991
« … vi chiedo di non comunicarvi sulla mano. State profanando il Corpo del mio Divin Figlio. Comunicatevi in ginocchio, comunicatevi con amore e ricevete il più sacro con tutto il vostro rispetto, giacché ciò che si sta facendo è il peggio di ciò che il mondo commette oggi giorno».

Santa Teresa di Calcutta pronunciò nel 1989 la medesima frase conclusiva del messaggio sopra riportato[14].

7 dicembre 1991
«Comunicatevi inclinando le vostre ginocchia e ricevendo con amore il Corpo del mio amato Figlio così come sto insegnandovi. è da tempo che vi ripeto questo avviso… Se di fronte a qualsiasi re della terra piegate le vostre ginocchia, perché non dovreste piegarle di fronte al Corpo Consacrato del mio amato Figlio Gesú?».

Gesù alla mistica stigmatizzata Catalina Rivas, originaria della Bolivia avrebbe detto nel 1997:

«Non sono né dieci, né venti i carnefici che mortificano il mio Corpo, sono moltissime le mani che offendono il mio corpo ricevendo la comunione sulla mano – il lavoro sacrílego di Sàtana»[15].

I messaggi fin qui riportati in ordine cronologico avevano come sfondo una situazione nella quale il fedele poteva scegliere liberamente se comunicarsi sulla lingua o sulle mani. Ora che diverse conferenze episcopali nel mondo stanno agendo in pieno disaccordo con le leggi liturgiche universale della Chiesa, che sanciscono il diritto dei fedeli di comunicarsi sulla lingua, Gesù e la Madonna continuerebbero ad indicare la comunione sulla lingua e in ginocchio come l’unico modo santo per ricevere la comunione ma in più ci esorterebbero a non cedere alle intimidazioni di coloro che vorrebbero imporci autoritariamente la comunione sulla mano e in piedi. A partire da quanto qui detto va compresa la discrepanza tra il presunto messaggio della Madonnna a Maracaibo e i messaggi seguenti.

Gesù il 15 marzo 2020 avrebbe detto al presunto mistico cattolico colombiano Enoch:

«La mia Pace sia con te, mio gregge fedele.
Mio Piccolo Nabi (che significa profeta in lingua ebraica, ndc), dì all’umanità, e soprattutto al mio Popolo fedele, che per nessun motivo si lasci imporre la pratica sacrilega e demoniaca della comunione nella mano, che vuole imporre la Massoneria nella mia Chiesa, sostenendo che essa è fatta per prevenire il contagio del virus che sta colpendo l’umanità. Ve lo ripeto: ogni comunione nella mano è un affronto alla mia Divinità, che è viva e reale, nella semplicità di un’Ostia Consacrata. La Massoneria Ecclesiastica vuole approfittare della pandemia del Coronavirus, per obbligare il mio Gregge a comunicarsi, ricevendomi in mano.
Oh, quante particelle della mia Sacra Ostia rimangono impregnate nelle mani di coloro che mi ricevono così indegnamente; particelle della mia Divinità che cadono a terra e poi vengono calpestate! Migliaia di Ostie consacrate vengono utilizzate in riti satanici e pratiche di occultismo, con i quali stanno legando i miei Figli e facendo del male alla mia Chiesa! Oh, quanto sacrilegio si commette con l’imposizione della comunione nella mano! Svegliati, Popolo mio, e alza la voce; non essere complice di questo vile oltraggio alla mia Divinità! Non rimanete in silenzio e non ricevetemi, Gregge mio, nelle mani, perché ben sapete che questa pratica detestabile fa sanguinare il mio Cuore Amante! RiceveteMi sempre in bocca e, se possibile, in ginocchio, perché è così che dovreste ricevere il vostro Dio.
Vi chiedo, figlioli miei, di riparare per tutte le comunioni sacrileghe che si stanno commettendo nel ricevermi in mano. Dite così: O Corpo e Sangue di Gesù Sacramentato, vi amo e vi chiedo perdono e misericordia; vi riparo in unione con la Santissima Vergine Maria e con tutta la Corte Celeste, per tutte le comunioni indegne e sacrileghe, che quotidianamente vengono commesse contro la vostra Santa Divinità. “Gesù e Maria, vi amo, salvate le anime”.
Figli miei, pregate con la preghiera del mio Sangue e con il Salmo 91, mattina e sera, estendendole ai vostri figli e ai vostri parenti, e vi assicuro che nessuno spirito di pestilenza o di virus potrà farvi del male. Figli miei, il mio Cuore Amante è trafitto dalle spine delle comunioni sacrileghe; il cielo piange con Me nel vedere tale vile oltraggio; ma l’inferno e il mio avversario si rallegrano e si beffano, per l’inganno in cui hanno sommerso molti dei miei Pastori e Pecore del mio Gregge. Pregate per i Ministri della mia Chiesa e per i miei Sacerdoti, affinché la Luce e la Sapienza del mio Santo Spirito li guidi e li illumini, e sia abolita per sempre la pratica sacrilega della comunione nella mano, che tanto ferisce la mia Divinità.
Che la mia Pace rimanga in voi, mio Amato Gregge
Il vostro Pastore e Maestro, Gesù Sacramentato
Fate conoscere i miei messaggi a tutta l’umanità, Popolo mio».

Per finire cito il presunto messaggio che la Regina del Rosario avrebbe affidato al veggente brasiliano Edson Glauer il 16 maggio 2020 per tutelare il diritto dei suoi figli e di quello di suo Figlio Gesù:

Pace al tuo cuore!
Figlio mio, Io, tua Madre, vengo dal Cielo per dirti di rimanere sempre fedele a mio Figlio Gesù, anche nelle più grandi prove e per tutto quello che dovrà ora accadere nel mondo.
Io ti ho già messo in guardia sulla decadenza della fede, sull’infedeltà del clero e sulle terribili prove che dovranno sopportare i molti fedeli che custodiscono la testimonianza di mio Figlio Gesù Cristo.
Grandi oltraggi e cose mai immaginate accadranno nella Casa di Dio, scandalizzando ancor più i fedeli e, a causa del disprezzo della fede, tanti perderanno la fiducia nella Chiesa del mio Divin Figlio.
L’odio di satana contro la Chiesa e contro l’Eucarestia è divenuto più feroce e visibile, come mai è avvenuto prima, perché i suoi agenti satanici e massonici inseriti dentro la Santa Chiesa agiscono senza sosta affinché il prezioso Corpo, Sangue, Anima e Divinità di mio Figlio Gesù Cristo siano disprezzati, offesi e oltraggiati, come cose senza importanza che non meritano il rispetto e l’adorazione dovuti.
Molti fanno domande e desiderano una luce su come si debbano comportare e ricevere Gesù nell’Eucarestia, in questi tempi oscuri.
Le disposizioni per distribuire o per ricevere mio Figlio Gesù Cristo nell’Eucarestia continuano ad essere le stesse, per il Cielo. Non sono cambiate in Cielo a causa degli ordini e delle leggi umane. Sono gli uomini che devono obbedire agli ordini divini, alla Tradizione della Santa Chiesa e al suo vero Magistero e non è Dio che si deve sottomettere agli errori e ai cambiamenti fatti dagli uomini increduli, che agiscono per la realizzazione dei propri interessi peccaminosi con la persecuzione alla Chiesa e alla fede. Non si inganna Dio e non Lo si irride!
Ricevete sempre degnamente mio Figlio Gesù, in bocca ed in ginocchio. Non accettate, se essi vi forzeranno, di fare il contrario.
Quanto alla domanda di…?
I sacerdoti non devono mai celebrare il Santo Sacrificio con mascherine e guanti. E’ una mancanza di rispetto verso Dio, il Signore del cielo e della terra e un oltraggio verso il Mistero così Santo e Sublime che essi celebrano.
Essi non tocchino mai il Corpo Sacrosanto del mio Divin Figlio né lo distribuiscano ai fedeli usando i guanti. Non offendano più Nostro Signore che è già molto offeso.
A Fatima, io vi dissi che la Russia avrebbe diffuso i suoi errori, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa, che i buoni sarebbero stati martirizzati e che il Santo Padre avrebbe sofferto molto. Voi state vivendo questi giorni e vedrete le persecuzioni e le sofferenze aumentare sempre più giungendo al punto di dover celebrare il Santo Sacrificio di mio Figlio di nascosto, se lo vorrete celebrare nella forma corretta, giusta e santa come Dio desidera.
Questo male contro la Chiesa di mio Figlio e contro l’Eucarestia cominciò ad essere introdotto tra i Ministri di Dio a partire dal 1960. Era necessario nel piano massonico che i Ministri di mio Figlio aderissero alle idee moderne e mondane, lasciando da parte la veste sacerdotale e le celebrazioni del Santo Sacrificio, compiute anticamente nella forma tridentina.
Quanti mali sarebbero stati evitati se non avessero ridotto questo dono sublime per i fedeli, facendo avere loro una visione distorta del Santo Sacrificio Divino, ad un mero banchetto.
Quante anime sacerdotali si sono condannate eternamente al fuoco dell’inferno e quante altre corrono lo stesso pericolo, per essere state infedeli al Signore, permettendo così tanti errori teologici e idee mondane che conducono molte anime attualmente all’abisso della perdizione.
La Chiesa è stata fortemente colpita in questo periodo ed oggi, ancora una volta è stata ferita e sta sanguinando abbondantemente perché il colpo che le hanno inferto è stato profondo, facendola vacillare e perdere vigore, perché le forze delle tenebre vogliono eliminarla dalla faccia della terra, creando una nuova umanità senza Dio, che accetta tutti i tipi di errore come se fossero verità, insegnando alle anime come se Dio fosse presente in tutti questi errori e accettasse così grandi eresie.
Dio è uno solo: ascolta, Israele, il Signore nostro Dio è l’unico Signore!
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono l’unico Signore del cielo e della terra. Al di fuori di Lui non c’è altro Dio e Signore e al di fuori della Santa Chiesa, fondata da mio Figlio Gesù Cristo, per l’azione dello Spirito Santo, non c’è salvezza. Coloro che non credono a queste verità non entreranno nel Regno dei Cieli. Insegna questo a tutti. Illumina le anime, perché aprano i loro cuori alle verità divine e si salvino.
Ti benedico!

5 – Conclusioni

Partecipazione alla messa e comunione eucaristica sacramentale

Per tutto quanto sopra esposto mi sento in coscienza di consigliare di: astenersi dalla Comunione eucaristica in quelle messe in cui il sacerdote utilizzi i guanti per la distribuzione delle particole e obbligasse alla comunione sulle mani. Sarebbe una partecipazione imperfetta alla celebrazione eucaristica ma comunque legittima e giustificata per ragioni di coscienza. Così facendo, manifesteremmo il nostro amore per i sacerdoti, che si esporrebbero al sacrilègio proprio per darci la comunione, e più ancora manifesteremmo la nostra fede amorevole nella presenza reale di Gesù nel più piccolo frammento della partícola consacrata.

Per fare la comunione eucaristica poi, nel caso in cui non riuscissimo a trovare un sacerdote “disobbediente al protocollo” ma obbediente alle norme ecclesiastiche universali in vigore, potremmo sempre optare per la comunione fuori della messa e la comunione spirituale.

La comunione eucaristica fuori della messa

Rivolgiamoci ad un sacerdote ed esponiamogli le nostre ragioni di coscienza che ci inducono in questo frangente a preferire la comunione fuori della messa, pratica contemplata dal testo normativo prodotto dalla CEI e approvato dalla CCDDS intitolato: Rito della Comunione fuori della messa e Culto eucaristico, che al numero 14 ordina:

«I sacerdoti […] non rifiutino di dare la santa comunione anche fuori della Messa ai fedeli che ne fanno richiesta» .

Il sacerdote potrà evitare di indossare i guanti perché non c’è nessun protocollo che lo obblighi ad indossarli per la distribuzione della comunione fuori della messa.

La comunione eucaristica spirituale

Se non fosse possibile comunicarsi sacramentalmente, consiglio la comunione spirituale. Rispetto alla comunione sacramentale sarebbe una pratica più imperfetta, ma sempre gradita a Dio.

«L’effetto di un sacramento ― scriveva san Tommaso d’Aquino ― […] può essere ottenuto da uno che riceve il sacramento col desiderio, anche senza riceverlo di fatto. Come quindi alcuni ricevono il battesimo di desiderio per il desiderio di esso prima di essere battezzati con l’acqua, così pure alcuni si cibano spiritualmente dell’Eucaristia prima di riceverla sacramentalmente. […] La comunione sacramentale […] produce l’effetto del sacramento più perfettamente del solo desiderio»[16].

Quanto sia preziosa la comunione spirituale lo confermò Gesù stesso a S. Caterina da Siena in una visione. La Santa temeva che la Comunione spirituale non avesse nessun valore rispetto alla Comunione sacramentale. Gesù le apparve con due calici in mano, e le disse:

«In questo calice d’oro metto le tue Comunioni sacramentali; in questo calice d’argento metto le tue Comunioni spirituali. Questi due calici mi sono tanto graditi».

Giustamente scriveva mons. De Guiberges a propòsito della comunione spirituale:

«il desidèrio di Gesú, di unirsi a noi, è infinito e onnipotente: non conosce altro ostacolo che la nostra libertà. Gesù ha moltiplicato i miracoli per venirsi a chiudere nell’ostia, per potersi dare a noi. Che cosa gli costa il fare un miracolo di più e il darsi direttamente a noi senza l’intermediario del Sacramento? Non è forse padrone di se stesso, di tutte le sue grazie, della sua divinità? E se, chiamato da poche parole, discende dal cielo nell’ostia, fra le mani del sacerdote, non scenderà direttamente nel nostro cuore, se vi è chiamato dall’ardore dei nostri desiderî? O meraviglioso potere dell’ànima umana! O potenza di un desidèrio sincero, inspirato dall’amore!»[17].

Queste parole vennero corroborate da Gesù stesso, quando a Maria Valtorta disse:

«Io nella mia Eucarestia vi ho lasciato i due segni di quello che occorre alla vostra natura di uòmini pòveri e alla vostra debolezza di uòmini ammalati. Pane che nutre, vino che corróbora. Avrei potuto comunicarmi a voi senza segni esterni. Lo posso. Ma siete troppo pesanti per afferrare lo spirituale. I vostri sensi esterni hanno bisogno di vedere»[18].

Da quanto scritto, dunque, possiamo affermare che la perfezione della comunione sacramentale rispetto a quella spirituale non risiede nel fatto che quest’última non comunica la grazia, ma unicamente nel fatto che la comunione sacramentale lo fa piú perfettamente essendo essendo essa più confacente a noi umani che siamo “troppo pesanti per afferrare lo spirituale”.

Sia ben chiaro che, proprio per la sua prossimità alla comunione sacramentale, la comunione spirituale non può portare frutto se l’ànima non è in gràzia di Dio. È quindi un errore pensare che la comunione spirituale possa sostituire quella sacramentale per coloro che non possono accostarsi al sacramento perché vivono in stato di peccato.

Come rispondere ed agire nei confronti di chi ci accusa di disobbedienza

Chiunque venisse redarguito per aver seguito questo miei consiglii e venisse accusato di disobbedienza alla Chiesa, sarebbe buona cosa che ricordasse a chi lo accusa che “l’obbedienza è dovuta al comando legittimo dell’autorità legittima” e, come visto, in questo caso non vi è legittimità del comando, anche se è stata la CEI e il proprio vescovo a diramarlo, dato che emanare norme liturgiche locali che contraddicono quelle universali emanate dai dicasteri vaticani competenti non rientra nella loro autorità legittima. Chi disubbidisce, dunque, alla Chiesa sono proprio i suoi legittimi rappresentanti locali che pur commettendo un abuso ci chiedono una illegittima obbedienza.

L’istruzione Redemptionis Sacramentum, a proposito degli abusi contro il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia ai numeri 183 e 184 così afferma:

[183.] In modo assolutamente particolare tutti, secondo le possibilità, facciano sì che il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sia custodito da ogni forma di irriverenza e aberrazione e tutti gli abusi vengano completamente corretti. Questo è compito della massima importanza per tutti e per ciascuno, e tutti sono tenuti a compiere tale opera, senza alcun favoritismo.

[184.] Ogni cattolico, sia Sacerdote sia Diacono sia fedele laico, ha il diritto di sporgere querela su un abuso liturgico presso il Vescovo diocesano o l’Ordinario competente a quegli equiparato dal diritto o alla Sede Apostolica in virtù del primato del Romano Pontefice. È bene, tuttavia, che la segnalazione o la querela sia, per quanto possibile, presentata dapprima al Vescovo diocesano. Ciò avvenga sempre con spirito di verità e carità.

La querela su un abuso liturgico può essere fatta anche per email scrivendo all’indirizzo della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: cultdiv@ccdds.va.

Coraggio, dunque! Amiamo i nostri sacerdoti e preghiamo per loro, ma operiamo il bene. Costerà fatica, sì. Molto probabilmente, da parte dei sacerdoti e dei nostri fratelli che ignorano ciò che insegna la Chiesa, saremo incompresi. Offriamo tutto a Dio in riparazione agli oltraggi perpetrati a danno dell’Eucarestia e Dio ne terrà conto anche a sconto dei peccati dei nostri denigratori, amati dal Signore.

Per concludere: ricordiamo che il Signore non ci vuole stoltamente remissivi ma «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16) oltre che miti ed umili di cuore (cfr. Mt 11,29).

Flaviano Patrizi


Note

[1] Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2120 riporta questa definizione di sacrilegio: «Il sacrilègio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni litúrgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilègio è un peccato grave soprattutto quando è commesso contro l’Eucaristia, poiché, in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo ».

[2] Il professore Giulio Fanti, docente di Misure Meccaniche del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Padova ed esperto sindonologo con alle spalle molti studi e pubblicazioni sul Sacro lino ha affermato che: «ll guanto in lattice è liscio e impastato spesso con talco, quindi favorisce una dispersione maggiore (dei frammenti eucaristici, ndc)» (per approfondimento si veda: Andrea Zambrano, Sacrilegi e dispersioni: rischi nella “nuova” Comunione, in “La Nuova Bussola Quotidiana”, 24 maggio 2020.

[3] Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis Sacramentum, 25 marzo 2004, n. 120: «I pastori àbbiano cura di mantenere costantemente puliti i lini della mensa sacra, e in particolare quelli destinati ad accogliere le sacre spècie, e di lavarli piuttosto di frequente secondo la prassi tradizionale. È lodévole che l’acqua del primo lavòggio, che va eseguito a mano, si versi nel sacràrio della chiesa o a terra in un luogo appropriato (per esempio un vaso di fiori davanti al tabernacolo o all’altare, in chiesa, o ad un’immàgine sacra, in casa, ndc ). Successivamente, si può effettuare un nuovo lavàggio nel modo consueto».
I lini della mensa sacra sono le tovàglie, mentre i lini destinati ad accògliere le sacre specie sono: 1) il purificatòio, che serve per spostare i frammenti delle òstie consacrate dalla patena, dalla písside, dal piatto nel càlice e, dopo aver utilizzato dell’acqua per assumere questi frammenti, per astèrgere il càlice stesso, ed eventualmente le labbra del ministro; 2) la palla, prima di forma circolare, oggi più frequentemente quadrangolare, che serve per coprire il calice, e quindi può entrare in contatto con il sangue di Cristo; 3) il corporale, ulteriore piccola tovaglia, ripiegata più volte per contenere eventuali frammenti dell’eucaristia che possono esser stati dispersi.

[4] Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 278: «Ogni volta che qualche frammento di ostia rimane attaccato alle dita, soprattutto dopo la frazione o dopo la Comunione dei fedeli, il sacerdote asterga le dita sulla patena, oppure, se necessario, lavi le dita stesse. Così pure raccolga eventuali frammenti fuori della patena».

[5] Cfr. Mansi, SS. Conciliorum nova et amplissima collectio (1757-98), p. 653.

[6] Cirillo e Giovanni di Gerusalemme, Le Catechesi ai misteri, V catechesi mistagogica n 21-23, Città Nuova editrice – 1996, p. 89-90.

[7] Martin Lugmayr, Histoire du rite de la distribution de la communion, CIEL, note 55 a 57. Gli studi di Lugmayr permettono di retrodatare l’introduzione generalizzata della comunione sulla lingua di diversi secoli. Prima si riteneva che fosse avvenuta tra il IX e il X secolo (vd. per esempio J.A. Jungmann, Missarum Sollemnia, vol. II, Casale Monferrato, 1953, pp. 286-287).

[8] Martin Lugmayr, Histoire du rite de la distribution de la communion, CIEL, note 51 a 52.

[9] Aimé-Georges Martimort, La chiesa in preghiera, t. II, Robert Cabié, L’Eucarestia, edizione italiana a cura di Adelio Biazzi, Queriniana, 1985.

[10] Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana, n 7, 1 settembre 1989, pp. 193-201. Per approfondire: Federico Bortoli, La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali, Cantagalli, 2018. Prefazione del card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Vai alla presentazione del libro. Leggi il testo integrale della prefazione del card. Sarah.

[11] Justine Klotz, L’atto d’amore: la via sicura per il rinnovamento, estratto da “Dio parla all’anima”, Fascicolo 1, Alleanza di Donazione, 2017, p. 34.

[12] Per la corretta interpretazione della frase «Obbedite sempre al sacerdote. Io non condanno affatto le direttive della Chiesa di mio Figlio» si tenga conto che le “direttive” a cui ci si riferiva non erano quelle del protocollo oggetto di questo saggio, ma quelle liturgiche allora e tuttora vigenti per la Chiesa universale e quelle specifiche della Chiesa Venezuelana. Ebbene nel 1988 in Venezuela la comunione poteva essere presa esclusivamente in bocca e, a preferenza, in piedi o in ginocchio. La comunione in mano è stata introdotta in Venezuela dalla Conferenza Episcopale Venezuelana solo nel 2014. Per cui quel “sempre” riferito all’obbedienza al sacerdote, dovendo essere contestualizzato, va inteso relativamente a quei tempi e alle specifiche norme vigenti. Per quando riguarda le norme sulla comunione in ginocchio, vedere qui.
Per approfondimento sulle apparizioni di Maracaibo: Don Leonardo Maria Pompei, Apparizioni della Madre di Dio in Venezuela Maracaibo.

[13] Giuliana Buttini, La Parola… continua nel segno dei tempi, VII Volume, anni 1989-1990, Sallustiana editrice, Roma- 1999, p. 185-186.

[14] Il settimanale cattolico americano “The Wanderer”, 23 marzo 1989, riportava un’intervista a padre J. Emerson della neonata Società di San Pietro. Quando padre Emerson terminò il suo discorso, rispose alle domande del pubblico.
Forse la risposta più eclatante è arrivata in risposta alla domanda:
«Qual è il modo corretto di ricevere la Santa Comunione con la mano o con la lingua inginocchiata?».
In risposta padre Emerson disse:
«Beh, ho solo un commento su questo, e sono felice di poterlo dare… Sono assolutamente certo che questo è vero, perché l’ho sentito dai sacerdoti che erano presenti… A Madre Teresa di Calcutta è stato chiesto entro l’ultimo anno al massimo quella che lei considerava la cosa peggiore che accadeva… nel mondo di oggi; qual è stata la grande tragedia del mondo di oggi? e ovviamente si aspettavano che lei dicesse forse l’aborto o forse la carestia e così via. La risposta: “La cosa peggiore è la comunione nella mano”. Lo disse Madre Teresa di Calcutta».
Questa risposta è stata accolta con un applauso.

[15] Catalina Rivas, La Pasión, Reflexión que Jesús hace sobre el misterio de Su sufrimiento y el valor que tiene en la Redención, Cochabamba (Bolivia), 1997, p. 14.

[16] Summa Teologica, III, q. 80, art. 1, ad 3.

[17] Mons. De Guiberges, La Santa Comunione, Faenza: Libr. Edit. Salesiana, 1914, pp. 171-182.

[18] Maria Valtorta, I Quaderni  del 1943, messaggio del 18 giugno 1943.

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