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Inumare o cremare i corpi dei defunti. Il culto dei morti attraversa tutte le civiltà

Cremare il corpo dei defunti

Stamattina sono stato invitato a benedire la casa di una famíglia beneventana perché da un certo tempo vi accàdono episodî incresciosi che túrbano la serenità del riposo notturno con segni inquietanti da parte del “príncipe delle tenebre”. Ho notato con grande meravíglia che nella càmera da letto consèrvano le urne con le cèneri dei genitorî e sono rimasto edificato dall’affetto che i figlî manifèstano, baciàndole e abbracciàndole.

Da alcuni anni si è diffusa anche tra noi la pràtica di incenerire i corpi dei defunti invece che inumarli. ¿È una buona pràtica da incoraggiare? ¿La Chiesa cosa dice in propòsito?

Il Còdice di Diritto Canònico

Precisiamo da subito che il Còdice di diritto Canònico al Can. 1176 paràgrafo 3, afferma:

La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetúdine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contràrie alla dottrina cristiana.

La settima opera di misericòrdia corporale

L’última delle sette opere di misericòrdia corporale, suggerisce: “Seppellire i morti”. La Chiesa in più occasioni ha ribadito la sua preferenza per l’inumanazione perché mèglio esprime il rispetto per il corpo che è stato tèmpio dello Spírito Santo e che risorgerà nell’último giorno, il giorno della parusia, col ritorno glorioso di Cristo.

“Ad resurgendum cum Christo”

Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” del 15 agosto 2016, ribadisce le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura e suggerisce indicazioni per la conservazione delle céneri in caso di cremazione, ribadendo

l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona, (dissuadendo) atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta come l’annullamento definitivo della persona, o come momento della sua fusione con la Madre natura e con l’universo, o come tappa nel processo di reincarnazione, o come definitiva liberazione dalla prigione del corpo.

Il rispetto delle céneri prevede che di norma si custodíscano nei cimiteri, luoghi preposti per la preghiera e il ricordo dei defunti.

Per evitare ogni equívoco panteista, naturalista o nichilista, non viene permessa la dispersione delle ceneri nell’ària, in terra o in acqua e neppure la conversione delle céneri in ricordi commemorativi o in altri oggetti. […] (Se) per ragioni di tipo igiènico, econòmico o sociale si opta per la cremazione, […] la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per vietare tale prassi che non tocca l’ànima e non impedisce alla onnipotenza divina di resuscitare il corpo.

Sant’Agostino rispondendo all’erètico Porfírio, afferma:

Se Dio ha il potere di crearci dal nulla, pensi che non àbbia il potere di ricrearci dalla cénere?

Comunque la scelta della cremazione non infícia le dottrine sulla immortalità dell’ànima e sulla resurrezione della carne.

Il rispetto per i defunti nella stòria

L’uomo fin dai tempi più remoti, in ogni cultura e civiltà, ha mostrato grande rispetto per i defunti. Le prime tombe risàlgono al paleolítico. Nel vicino Oriente e intorno al Mediterràneo si è sviluppato un significativo culto per i morti. Ci sono monumenti fúnebri che ancora súscitano meravíglia. Note sono le piràmidi della cultura egízia con tombe, sarcòfaghi e oggetti funerari, veri capolavori come quelli rinvenuti nella tomba del giòvane faraone Tutankhamon. La Bíbbia dèdica intere pàgine alla sepoltura dei morti. Anche Gesú fu sepolto in una tomba nuova scavata nella ròccia, un sepólcro dignitoso messo a disposizione dal ricco Giuseppe di Arimatea (Matteo 27,60 ). Nei primi sécoli cristiani il culto dei morti, soprattutto a Roma si è identificato con le catacombe, già in uso presso gli etruschi, luoghi di sepoltura ma anche di preghiera e della Celebrazione Eucarística in tempo di persecuzione. Catacombe edificate accanto alla tomba dei màrtiri. Come San Callisto, San Sebastiano, Santa Priscilla e i Santi Marcellino e Pietro. Col passare dei sècoli il culto dei morti non è mai venuto meno. Sono nati i cimiteri vicino alle chiese e nelle stesse chiese. Con l’editto di Saint Cloud di Napoleone Bonaparte del 12 giugno 1804, per ragioni igièniche, i cimiteri vèngono trasferiti fuori dai centri abitati. Ugo Foscolo (1778 -1827) si scagliò contro l’editto Napoleònico e ne “I Sepolcri”, 295 endecasíllabi sciolti, esprime la sua straordinària potenza fantàstica, dopo la precedente poesia cimiteriale inglese, di cui è màssimo esponente Thomas Gray.

Conclusioni

La tradizione di inumare i corpi si è conservata pressoché intatta fino ai nostri giorni. Il filosofo francese Blaise Pascal diceva che l’uomo vive perennemente sospeso in uno stato di perenne incertezza e precarietà, ma

l’uomo è l’único animale che sa di morire, pensa alla morte e dà sepoltura ai suoi morti.


L’ uomo è un grande mistero, ínfinitaménte grande e ínfinitaménte píccolo, nel suo cuore ci sono più domande che risposte, ma,

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.

Ognuno di noi lo può attestare poiché nella vita si tròvano emozioni e sentimenti talmente forti che con la sola ragione non si è in grado di spiegare. Il sentimento più grande: l’amore.
L’amore, la gratitúdine, la riconoscenza per i nostri cari, sono la dimostrazione lampante della unicità, dignità e grandezza della persona umana.

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