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¿La profezia dei tre papi ricevuta da Conchita di Garabandal si sta compiendo sotto i nostri occhî?

Molto nota è la “profezia dei tre papi“ présumibilménte comunicata dalla Madonna al Conchita González, una delle quattro veggenti della mànifestazióne mariofànica avvenuta tra il 1961 e il 1965 nel villàggio cantàbrico di Garabandal (Spagna). Secondo la profezia, si sarébbero succeduti sul sòglio di Pietro tre papi e poi sarebbe avvenuta la “fine dei tempi“. ¿Si è compiuta questa profezia?

Introduzione

Purtroppo molti hanno avuto accesso a questa profezia dalla tanto diffusa quanto imprecisa e dannosa informazione online, che con impazienza e imprudenza viene diffusa da divulgatori non súfficienteménte preparati, i quali non hanno l’abitúdine a fare un esame prèvio delle fonti a cui attíngono, onde verificarne autenticità e veridicità. Molti, quindi, conóscono una versione della profezia non corrispondente alle autèntiche e complete fonti stòriche verificate e di essa ne hanno ricevuta una sua ínterpretazióne errònea.

Come capita per tutte le scienze, «chi meno sa piú parla» perché non è consapevole della pròpria ignoranza. «Chi piú sa piú tace» perché è consapevole della limitatezza delle pròprie conoscenze. Ebbene io mi trovo tra i secondi perché al mio specífico campo di formazione accadèmica appartengono i fenòmeni mariofànici, sebbene relegati al màrgine degli studî mariològici, e al mio specífico campo di ricerca e produzione letterària appartèngono i fenòmeni místici e la letteratura mística contemporànea. Lo stúdio mi ha insegnato quanto le virtù dell’umiltà, della pazienza e della prudenza síano necessàrie per acquisire e utilizzare un corretto mètodo di ricerca che porti ad una esatta conoscenza stòrico-teològica degli eventi mariofànici e quanto queste tre virtú, insieme alla competenza scientífica[1], all’esperienza e alla dolcezza síano altresí necessàrie per operare una corretta divulgazione, che per carità delle ànime tenga conto della tendenza della maggiór parte di esse a fraintèndere lo scopo della profezia bíblica ed extrabíblica a càusa della insana smània di volèr conòscere il futuro.

Per questo sento il dovere, prima di rispóndere alla domanda che mi sono posto, di consigliare di non accostarsi, se non con estrema prudenza, ai canali Youtube di divulgazione mística cattòlica, come per esémpio: “Mary Tube”, “Preghiere al Sacro Cuore di Gesù e Maria”, “Alberto Caccialanza”, e altri símili. Non perché i loro autori non àbbiamo buona volontà di servire il Signore e di portare la Luce nei cuori dei loro fratelli, o perché tra ciò che púbblicano non vi possa èssere del vero; ma perché hanno troppa fretta di pubblicare rivelazioni più o meno attendÍibili, illudendosi di potér così conquistare le ànime dei loro fratelli e portarle a Dio. Ciò che manca loro, in definitiva, è la necessària competenza e più ancora l’autèntica Carità per le ànime.
La Carità è una virtù che manca non solo nei neòfiti ma anche in molti che sono non solo cattòlici ben quadrati, ma anche ministri nella cura delle ànime. Ora le ànime sono le creature più delicate e malate che esístano. Più delicate di un neonato. Parlo delle ànime della maggioranza. Le ànime sono delle malate, ora di questo ora di quel morbo; delle ferite; delle convalescenti, e sono già le fortunate queste últime. Ma se un mèdico, su membra spezzate o su organi sfiniti, andasse senza riguardo, che avverrebbe? Avverrebbe che il pòvero malato, il pòvero ferito, il débole convalescente, si accascerebbe, avvilèndosi non reagirebbe, senza aiuto non potrebbe consolidare il miglioramento, le ferite si farébbero più pútride o più profonde perché non curate da mano esperta oppure curate male dall’inesperto.
¡Quanto amore! ¡Quanta esperienza, pazienza, dolcezza! ¡Quanta carità, insomma, occorre per guarire le ànime e da malate farne sane, da intossicate farne líbere, da informi farne formate! Non ci si improvvisa, dunque, divulgatori di una matèria cosí delicata come la profezia ― matèria nella quale il nemico dell’uomo sémita tanti inganni ―, solo per uno spiccato intuito séntimentàl-religióso (o addirittura per altri vili motivi, che io però non ímputo ai citati divulgatori) perché il perícolo di divulgare false profezie e il perícole del travisamento delle profezie autèntiche è molto alto, come lo è la posta in gioco: la salvezza eterna delle ànime.

La risposta

Fatte le necessàrie premesse, veniamo ora a rispóndere alla domanda: ¿La profezia dei tre papi ricevuta da Conchita di Garabandal si sta compiendo sotto i nostri occhî? Ebbene, la profezia dei tre papi si sta compiendo pròprio sotto i nostri occhî, perché il papa della profezia è senza ombra di dúbbio alcuno Benedetto XVI e gli evidenti segni dell’inízio di un nuovo tempo per la Chiesa Cattòlica Romana e l’umanità intera sono gli eventi succedútisi dal 2013 ad oggi, e cioè: un papa ha inàuditaménte rinunciato al ministerium e un nuovo papa sta cercando di dare un nuovo volto ad una Chiesa sempre meno influente nei confronti di un mondo occidentale quasi totalmente apòstata e avviato a vívere l’último stàdio del liberalismo; quell’ideologia política che ― dopo èssersi trasformata con il tempo, da difenditrice della pluralità, in un mostro infernale ― disíntegra cultura, religione, famíglia e nazione per forgiare un uomo incónsistenteménte “tollerante”, sempre più sradicato, fràgile e indifeso e quindi dominàbile, al fine di avér via líbera all’instaurazione di un assolutísmo globalista a partire dall’Occidente.

A dimostrazione che l’identificazione del “terzo papa” con Benedetto XVI e della “fine dei tempi” con il càmbio epocale che stiamo vivendo sia corretta, riporto qui sotto una mia traduzione di un lungo brano tratto dal capítolo XV del libro di José Luis Saavedra, Garabandal: a la luz de la historia, dove sono riportate le fonti autèntiche della profezia. Il libro è un adattamento della tesi dottorale del Saavedra, il quale ha il mèrito di aver introdotto in campo accadèmico lo stúdio delle apparizioni di Garabandal.

Brano tratto dal Capítolo XV di “Garabandal: a la luz de la historia

Il 3 giugno 1963, la Vèrgine parlò a Conchita rivelàndole un evento molto concreto: le circostanze nelle quali avrebbe luogo
l’avviso e il miràcolo. Aggiungeva, inoltre, la Signora, un tèrmine per il compimento di questa profezia. La locuzione si diede in occasione della morte di papa san Giovanni XXIII. Quel giorno, 3 giugno, al suono delle campane che confermàvano l’attesa notízia della morte dell’anziano Pontéfice, i vicini si radunàrono nella chiesa per pregare per la sua ànima. Conchita era con sua madre e sua zia Maximina in casa, quando cominciò il rintocco fúnebre. In una léttera alla famíglia Pifarré (20.XII.1963), Maximina trascrive la conversazione che ebbe luogo a continuazione tra Conchita e sua madre:

« “Ascolta ― disse Conchita ―: ¡Suonano le campane!”.
“Sarà per il papa” ― rispose la madre ―.
“Sicuramente… Dunque, ¡Ora non ne rimangono che tre¡”.
Aniceta alzò sorpresa la testa. «¿Che stai dicendo?».
“Ciò che udii. Che ora rimangono solo tre papi… Me lo ha detto la Vèrgine”.
Aniceta reagí: “Allora, ¿vuoi dire che ora viene la fine del mondo?”.
“La Vèrgine non mi disse fine del mondo, ma fine dei tempi”.
Sconcertata per ciò che udiva, Aniceta tornò a domandare:
“¿Non è lo stesso?”.
Ma la bambina non aveva piú risposte:
“Non lo so”».

Qualche giorno dopo, di cammino alla chiesa per partecipare alla messa fúnebre offerta per l’ànima del defunto pontéfice, Conchita ripeté lo stesso avviso, questa volta insieme a sua madre e a sua zia Maximina, c’era anche la móglie del Dott. Ortiz di Santander, la signora Paquina de la Roza Velarde:

« “La Vérgine me lo disse ― assicurò Conchita ―: Dopo questo papa (Giovanni XXIII), ne rimàngono solo tre; e dopo, la fine dei tempi”.
“¿Vuoi dire ― le replicàrono ― che sta per venire la fine del mondo?”.
“A me la Vérgine mi disse fine dei tempi”.
“¿Non è lo stesso?”
“Non lo so”».

La veggente anni dopo a Burgos si esprimerà in tèrmini similari. Lí, nel 1967, venne interrogata dal confessore, don Manuel Guerra Gómez:

«Quando domandai a Conchita cosa intendesse per “fine dei tempi”, ella replicò:
“Lo sa lei?”.
“No” ― risposi ―.
“Nemmeno io” disse lei, aggiungendo:
“Però l’ha detto la Vérgine”»[2].

La Signora espressamente scollegava tra loro i tèrmini «fine dei tempi» e «fine del mondo»:

«La fina dei tempi, che non è la fine del mondo ― scrive Guerra ―».

Tuttavia, non spiegava la distinzione. Il «dopo» dell’annúncio non si riferisce a un càmbio istantàneo. Come è solito accadere nella profezia bíblica, non è possíbile ne sano trattare di decifrare i tempi segnati da Dio:

«(Questi) possono èssere decifrati solo a posteriori»[3]

Il senso della profezia cristiana, come spiega qui il card. Ratzinger, è trasformare i cuori, e anche se per questo si serve di eventi futuri, non cerca di predirli: si serve di quelli per istruire e preparare le ànime. Lo stesso stava succedendo a Garabandal: si dàvano indizii di grandi accadimenti, però non era possíbile stabilire pienamente il loro senso ne il momento esatto nel quale avrebbero avuto luogo.

Il giorno della morte di papa san Giovanni XXIII, il 3 giungo 1963, si diede, secondo alcuni, un altro singolare annúncio. Lo riferisce un pellegrino tedesco presente quel giorno nel villàggio: Albrecht Weber. Weber, che piú tardi riunirà le sue indàgini e confidenze in un libro Garabandal: Der Zeigenfinger Gottes (1993). Albrecht era precisamente in casa di Conchita quando sua madre tornò ad interrogarla al ritorno dalla chiesa. La madre era visibilmente agitata. Di nuovo, la giovane tornò ad affermare che la Vérgine le aveva detto che «rimanevano solo tre papi». Questa volta, però ― scrive Weber ― aggiunse:

«Ella (la Signora) non conteggiava uno dei pròssimi papi».

La bambina spiegò che la Vérgine non ne conteggiava uno perché «avrebbe governato la chiesa per poco tempo». Il dato su di un papa il cui pontificato sarebbe durato «molto poco» sopponeva una nuova profezia che, al vedersi compiuta avrebbe supposto un ulteriore indízio offerto dalla visione:

«Quindici anni piú tardi, la morte di Giovanni Paolo I nel settembre del 1978, dopo un pontificato di soli 33 giorni, sembra avér chiarito l’enigma»[4].

Cosí lo afferma Manuel Guerra. Questo nuovo annúncio sul breve pontificato presenta altre testimonianze: contro si sítua Pierre-Jean Bocabeille, il quale afferma che Conchita non sostiene questo annúncio. A favore, invece, si sítuano le testimonianze di Plácido Ruiloba Arias, colui che, nel giugno del 1963, dopo una conversazione con Conchita, lo appuntò tra le sue note ― citate dopo da Pérez ―. Anche M. Nieves García lo sostiene. Infine, l’argentino Santiago Lanús ha comprovato piú recentemente la posizione della veggente su questa situazione:

«(Tutto) ciò che afferma il signor Albrecht Weber (testimone e amico di Conchita)… è recentemente confermato (nel 2013) da Conchita in forma privata»[5].

Sia come sia ― tra la venuta di Benedetto XVI nel 2005 e quella di papa Francesco nel 2013, si sítua il gran càmbio del quale si fa menzione in Garabandal. Pròprio Benedetto XVI ― senza riferirsi propriamente a Garabandal ― si espresse in forma assolutamente concorde con le apparizioni nel 2016. Rispondeva a una domanda del giornalista tedesco Peter Seewald, nel libro Últime conversazioni:

SEEWALD: ¿Si vede lei come l’último papa di una era antica o come il primo di una nuova era?
BENEDETTO XVI: Direi che sono tra due èpoche.
S: ¿Come un ponte, come una spécie di víncolo tra due mondi?
B: Io non appartengo piú al mondo antico, ma il nuovo ancora non esiste.
S: ¿È l’elezione di papa Francesco forse il segno esterno di una cambiamento d’època? ¿Comíncia définitivaménte con lui una nuova era?
B: La divisione della stòria in èpoche è sempre effettuata a posteriori; è allora quando si prende coscienze del fatto che il Mèdio Evo cominciò nel tale momento o la Modernità nel tal altro. Solo a posteriori si vede come sono trascorsi i movimenti. Per questo, non mi permetterei io ora di affermare una tal cosa. Però è evidente che la Chiesa sta uscendo progressivamente dall’antico sistema europeo della vita e, in quella stessa misura, acquisendo un’altra figura, di modo che in essa vivono adesso forme nuove… è in moto un càmbio di periodo stòrico. Ma ancora non sappiamo a partire da quale momento può dirsi che ha cominciato il nuovo.[6]

Nelle sue parole, ¿potrebbe darsi che il papa emèrito avesse in mente il messàggio di Garadandal? Certamente nelle sue parole si trova un’ínterpretazióne di grande valore di una espressione che rimaneva senza spiegazione per molti. Di fatto, è indubitàbile che il pontéfice emèrito conoscesse bene Garabandal giacché, nel 1992, quando era prefetto della CDF, firmò una léttera fondamentale per la stòria di Garabandal che contínua ancora ad èssere vigente nel 2019. Questa léttera è stata pubblicata per la prima volta nella tesi dottorale che ha preceduto questo libro. Parleremo di essa. Al momento ci preme solo ricordare che in essa il prefetto afferma ésplicitaménte «avere esaminato attentamente»[7] il caso Garabandal. Questa espressione manifesta l’interesse di Roma e del suo dicastero per queste apparizioni. Poi, nel 2016, già come papa emèrito, Benedetto si pone senza dúbbio in consonanza con Garabandal; quasi si può dire che spiega il senso di uno dei contenuti piú diffícili delle apparizioni. Ad ogni modo ― se lo avesse presente o meno ―, è chiaro che il papa emèrito faceva sua nel 2016 la profezia data in Garabandal nel 1963. Secondo le sue parole, si tratta di una profezia compiuta: la fine dei tempi è un fatto: «è in moto un càmbio di periodo stòrico»[8]

Conclusioni

Ora che abbiamo visto come le profezie di Garabandal si stanno compiendo, non dobbiamo sprecare il nostro tempo nell’attèndere oziosamente l’adempimento delle sue altre profezie, e cioè: l’avvertimento[9], il miràcolo[10] e il castigo[11]; né tanto meno speculare sulla data e la modalità del loro compimento. Dobbiamo méttere in pràtica come figlî obbedienti quanto ci ha comunicato la nostro Mamma del cielo nei suoi due messaggî púbblici, il primo per mezzo di san Michele e il secondo direttamente:

Il primo messàggio – 18 ottobre 1961

È necessàrio fare molti sacrificî, molta penitenza, visitare spesso il Santíssimo Sacramento, ma prima di tutto bisogna èssere molto buoni. E se non lo faremo vi sarà per noi un castigo. Già la coppa si sta riempiendo e, se non cambiamo, il castigo sarà grandíssimo.

Il secondo messàggio – 18 giugno 1965

Siccome non si è compiuto, non si è fatto súfficienteménte conóscere il Mio messàggio del 18 ottobre, vòglio dirvi che questo è l’último. Prima la coppa si stava colmando, ora trabocca. Cardinali, Véscovi e Sacerdoti cammínano in molti sulla via della perdizione e trascínano con loro moltíssime ànime. All’Eucaristia si dà sempre meno importanza. Dovete con i vostri sforzi evitare la collera del buon Dio che pesa su di voi. Se Gli chiederete perdono con ànimo contrito, Egli vi perdonerà. Io, vostra Madre, per mediazione di S. Michele Arcangelo, vòglio esortarvi alla conversione. Questi sono gli últimi avvertimenti. Vi amo molto e non vóglio la vostra condanna. Pregate sinceramente, e Noi vi esaudiremo. Dovete fare più sacrificî. Meditate sulla Passione di Gesú.


Note

[1] Le principali competenze necessàrie sono stòriche e teològiche. È fondamentale anche conoscere piú lingue per accédere ai testi in originale e sapersi avvalere della consulenza di psichiari e psicologi.

[2] Guerra, M. La guerra de don Manuel, Madrid 2018, 264.

[3] Card. Ratzinger, J., Comentario Teològico en CDF, Documentod sobre «El Mensaje de Fàtima», 26.VI.2000: Enchiridion Vaticanum 19, n. 974-1021.

[4] Guerra, M. La guerra de don Manuel, Madrid 2018, 264.

[5] Lanús, S., Carta al autor, 8.VI.2013; cf. López de san Román, Carta al autor, 14.II.2013.

[6] Benedicto XVI, Últimas conversacones con Peter Seewald, Bilbao 2016, 282.

[7] Card. Ratzinger, J. “Carta de la Confregación para la Doctrina de la Fe a Mons. Vilaplana (28.XI.1992)”, en Ochayta Piñeiro, F., “Estudio sobre Garabandal” en AFHM, Informes y documentos, Santander 2004, 1.34

[8] Benedicto XVI, Últimas conversacones con Peter Seewald, Bilbao 2016, 283.

[9] Prima del Grande Miràcolo, ci sarà un avvertimento sóprannaturàle che viene direttamente da Dio per prepararci. L’avvertimento si vedrà in cielo in ogni parte del mondo e sarà sentito da tutti, qualunque sia la loro condizione e conoscenza di Dio, esattamente nello stesso tempo. Sarà un’esperienza terríbile, ma è per il bene delle nostre ànime, perché vedremo dentro noi stessi, nella nostra coscienza, il bene e il male che abbiamo fatto. Dio desídera la nostra salvezza, quindi l’avvertimento non ha come scopo l’incútere paura ma farci avvicinare maggiormente a Lui e avere più fede. Per saperne di più sull’avvertimento.

[10] Nell’ottobre del 1961, la Vérgine annunciò a Conchita il Grande Miràcolo, più tardi lo comunicò anche alle altre tre. Conchita dice che sarà un giovedì alle 20:30 e che durerà un quarto d’ora; ma un segno rimarrà visíbile ai pini sino alla fine dei tempi. Coinciderà con un grande evento ecclesiale. Guariranno i malati presenti, i peccatori si convertiranno e gli incrèduli crederanno. Conchita sa la data del Miràcolo e lo annuncerà otto giorni prima. Per saperne di più sul miracolo.

[11] Se dopo il Miràcolo il mondo non cambierà, ci sarà un castigo. Dice Conchita: “Il castigo, se non cambiamo, sarà terríbile. Noi, Loli, Jacinta ed io, lo abbiamo visto; ma non posso rivelare in che cosa consiste, perché la Vérgine non mi ha dato il permesso. Quando lo vidi, sentii una grande paura, malgrado stessi vedendo allo stesso tempo la Vérgine in tutta la Sua bellezza e índescrivíbile bontà!”.

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