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Omelia: XXXI Doménica del T.O. anno B

Letture della messa del giorno

Gesú, da Gèrico, dove lo abbiamo visto partire Doménica scorsa, arriva a Gerusalemme e qui, dopo l’ingresso trionfale, si trova piú volte circondato da scribi, farisei, anziani, erodiani, sadducei, che cèrcano di métterlo alla prova per avere matèria per accusarlo.

Sono polèmici nei confronti di Gesú, per invídia, supèrbia e smània di primeggiare; gli pòngono delle domande trabocchetto, lo intèrrogano su controvèrsie, si impègnano nel cercare la colpa in chi non ha colpa, al fine di screditarne tutto il ministero, tutto il bene fatto che era sotto gli occhî di tutti, e persino la fama e la dottrina. Gesú risponde alla polèmica dei malévoli, che è anzitutto una guerra interiore di ànime schiave di sé stesse e del pròprio io, con sapienza, amore e fermezza, entrando nel vivo delle questioni. Egli è polèmico con i polèmici, ma la guerra di un agnello è ben diversa da quella che pòssono muòvere i lupi. Talora làscia a bocca asciutta i famèlici di litigî, come quando gli fu chiesto: «¿Con quale autorità fai queste cose?» (Mc 11, v.28); e a una domanda pretestuosa oppone una domanda disarmante, che spiazza e lo líbera dalla necessità di rispóndere. Talaltra usa le paràbole per ismacherare i cuori perversi, come quando parla dei vignaioli omicidî. In un’altra occasione fissa i confini tra potere civile e vita di fede, per cui non c’è da opporsi a Césare finché non confonde i piani delle competenze e dei tributi. Altre volte usa il senso dimenticato della Sacra Scrittura, conosciuta anche dai suoi avversarî, per víncerli. In ogni caso, e in ogni occasione, l’amore che ha per la verità e per i suoi interlocutori spiega ogni suo gesto e ogni sua parola come antídoto ai veleni della mente e del cuore.

In questo contesto si còlloca il brano evangèlico di oggi e il ruolo di Sommo Sacerdote che la Lèttera agli Ebrei riconosce a Gesú. Abbiamo, infatti, sentito nella seconda lettura che Egli, avendo un sacerdòzio che non tramonta e che lo còlloca alla destra di Dio Padre, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicínano a Dio: infatti è sempre vivo per intercédere a loro favore» (Eb 7, v.25). Gesú a favore di tutti si è fatto sacerdote incarnàndosi; a favore di tutti parla, corregge, ammaestra, ricorda, rimpròvera, perdona, guarisce, líbera, incoràggia, nutre. LA SUA ÒPERA È PER TUTTI, È A FAVORE DI TUTTI, È CONCRETAMENTE IN MEZZO A TUTTI, E SI FÀ RICONÓSCERE SEMPRE COME AMORE VERO.

Oggi si conclude col brano di Marco (al cap.XII) la sèrie di polèmiche a cui Gesú ha risposto con sapienza divina, e che vi ho riassunto sopra. Si conclude con una domanda sincera da parte di uno scriba interessato a sapere qual è il primo comandamento. Gesú risponde alle nostre domande, ma non si ferma mai solo al nostro bisogno di sicurezza momentànea. Nel caso dello scriba fà cosí: risponde, lo approva e i due che si tròvano d’accordo su una cosa tanto importante, chiúdono la bocca ai presenti. Vorrei sottolineare questo aspetto, perché è il Vangelo che lo fà notare, se siamo stati attenti. Dice al versetto 34: «E NESSUNO AVEVA PIÚ IL CORÀGGIO DI INTERROGARLO». L’AMORE VERO PER DIO E PER IL PRÒSSIMO, che si riconosce anzitutto quando apriamo la bocca, ha vinto i maligni lí presenti; ha vinto gli invidiosi; HA VINTO CHI PARLA ALLE SPALLE DI GESÚ; ha vinto le intelligenze e i cuori perversi o duri. Tra ciò che dice Gesú e ciò che ascolta lo scriba non c’è nessuno ostàcolo, tant’è che lo scriba dirà: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Dio è único e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il pròssimo come sé stesso vale piú di tutti gli olocàusti e i sacrificî» (Mc 12, 32-33).

E Gesú risponde: «NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO» (v.34), che in altri tèrmini signífica: «Bravo! Vedo che conosci la volontà di Dio e apprezzi la volontà di Dio, perché ne parli con entusiasmo. Non sei lontano, dunque, DAL REGNO DELL’AMORE, SE OLTRE A CONÓSCERLA E APPREZZARLA LA VIVRAI».

Queste parole sono anche per noi, cari fratelli e sorelle, perché l’amore per Dio e per il pròssimo, poi si traduce in fatti. E I FATTI SONO QUESTI: NON AVRÒ UN CUORE DÒPPIO nei confronti di nessuno, per cui sarò paziente con tutti e ipòcrita con nessuno. Dice infatti la Scrittura: «Guaî al peccatore che cammina su due strade» (Sir. 2, v.12).

NON PARLERÒ ALLE SPALLE DI NESSUNO, per calunniarlo, per accusarlo senza dargli possibilità di difèndersi, per criticare sulla base del mio solo punto di vista. Infatti la Sapienza invita al confronto aperto e benévolo con le persone, che èvita tanti litigî: «Chi si tiene appartato, invece, cerca il suo piacere e con ogni stratagemma attacca brighe» (Pr.18, v.1). È bene allora ricordare: «Guardàtevi dunque da inútili mormorazioni, preservate la língua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’ànima» (Sap.1, v.11).

NON TOGLIERÒ IL SALUTO A NESSUNO, perché se lo fàccio vuol dire che ho perso l’amore di Dio, non solo l’amore per quella persona. Per questo è detto nella Parola di Dio: «Figlî, vergognàtevi di non rispóndere a quanti salútano» (Sir. 41, v.20).

E ancora NON RINFACCERÒ IL BENE FATTO A QUALCUNO, perché mi ha ferito con l’abbandono o usàndomi al bisogno. Il bene che ho fatto me lo ricompenserà il Signore. La Sacra Scrittura dice: «Vergognàtevi di dire parole ingiuriose davanti agli amici e, dopo avér donato, di rinfacciare un regalo» (Sir 42, v.22). E altrove ha detto: «Qualunque cosa facciate, fàtela di buon ànimo, come per il Signore e non per gli uòmini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità» (Col 3, v.23).

Infine, ma non per finire con gli esempî, NON CONSERVERÒ NEL CUORE NESSÚN RISENTIMENTO O RANCORE, E NON SARÒ FREDDO NELLE RELAZIONI CON GLI ALTRI, perché Gesú mi ha insegnato ad amare i miei nemici e a pregare per chi mi perséguita o maltratta. Da questo si saprà che amo come vuole Dio e questo, prima o poi, chiuderà la bocca ai malévoli, PERCHÉ L’AMORE PUÒ DAVVERO TUTTO.

Gesú, da Gèrico, dove lo abbiamo visto partire Doménica scorsa, arriva a Gerusalemme e qui, dopo l’ingresso trionfale, si trova piú volte circondato da scribi, farisei, anziani, erodiani, sadducei, che cèrcano di métterlo alla prova per avere matèria per accusarlo. Sono polèmici nei confronti di Gesú, per invídia, supèrbia e smània di primeggiare; gli pòngono delle domande trabocchetto, lo intèrrogano su controvèrsie, si impègnano nel cercare la colpa in chi non ha colpa, al fine di screditarne tutto il ministero, tutto il bene fatto che era sotto gli occhî di tutti, e persino la fama e la dottrina. Gesú risponde alla polèmica dei malévoli, che è anzitutto una guerra interiore di ànime schiave di sé stesse e del pròprio io, con sapienza, amore e fermezza, entrando nel vivo delle questioni. Egli è polèmico con i polèmici, ma la guerra di un agnello è ben diversa da quella che pòssono muòvere i lupi. Talora làscia a bocca asciutta i famèlici di litigî, come quando gli fu chiesto: «¿Con quale autorità fai queste cose?» (Mc 11, v.28); e a una domanda pretestuosa oppone una domanda disarmante, che spiazza e lo líbera dalla necessità di rispóndere. Talaltra usa le paràbole per ismacherare i cuori perversi, come quando parla dei vignaioli omicidî. In un’altra occasione fissa i confini tra potere civile e vita di fede, per cui non c’è da opporsi a Césare finché non confonde i piani delle competenze e dei tributi. Altre volte usa il senso dimenticato della Sacra Scrittura, conosciuta anche dai suoi avversarî, per víncerli. In ogni caso, e in ogni occasione, l’amore che ha per la verità e per i suoi interlocutori spiega ogni suo gesto e ogni sua parola come antídoto ai veleni della mente e del cuore.

In questo contesto si còlloca il brano evangèlico di oggi e il ruolo di Sommo Sacerdote che la Lèttera agli Ebrei riconosce a Gesú. Abbiamo, infatti, sentito nella seconda lettura che Egli, avendo un sacerdòzio che non tramonta e che lo còlloca alla destra di Dio Padre, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicínano a Dio: infatti è sempre vivo per intercédere a loro favore» (Eb 7, v.25). Gesú a favore di tutti si è fatto sacerdote incarnàndosi; a favore di tutti parla, corregge, ammaestra, ricorda, rimpròvera, perdona, guarisce, líbera, incoràggia, nutre. LA SUA ÒPERA È PER TUTTI, È A FAVORE DI TUTTI, È CONCRETAMENTE IN MEZZO A TUTTI, E SI FÀ RICONÓSCERE SEMPRE COME AMORE VERO.

Oggi si conclude col brano di Marco (al cap.XII) la sèrie di polèmiche a cui Gesú ha risposto con sapienza divina, e che vi ho riassunto sopra. Si conclude con una domanda sincera da parte di uno scriba interessato a sapere qual è il primo comandamento. Gesú risponde alle nostre domande, ma non si ferma mai solo al nostro bisogno di sicurezza momentànea. Nel caso dello scriba fà cosí: risponde, lo approva e i due che si tròvano d’accordo su una cosa tanto importante, chiúdono la bocca ai presenti. Vorrei sottolineare questo aspetto, perché è il Vangelo che lo fà notare, se siamo stati attenti. Dice al versetto 34: «E NESSUNO AVEVA PIÚ IL CORÀGGIO DI INTERROGARLO». L’AMORE VERO PER DIO E PER IL PRÒSSIMO, che si riconosce anzitutto quando apriamo la bocca, ha vinto i maligni lí presenti; ha vinto gli invidiosi; HA VINTO CHI PARLA ALLE SPALLE DI GESÚ; ha vinto le intelligenze e i cuori perversi o duri. Tra ciò che dice Gesú e ciò che ascolta lo scriba non c’è nessuno ostàcolo, tant’è che lo scriba dirà: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Dio è único e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il pròssimo come sé stesso vale piú di tutti gli olocàusti e i sacrificî» (Mc 12, 32-33).

E Gesú risponde: «NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO» (v.34), che in altri tèrmini signífica: «Bravo! Vedo che conosci la volontà di Dio e apprezzi la volontà di Dio, perché ne parli con entusiasmo. Non sei lontano, dunque, DAL REGNO DELL’AMORE, SE OLTRE A CONÓSCERLA E APPREZZARLA LA VIVRAI».

Queste parole sono anche per noi, cari fratelli e sorelle, perché l’amore per Dio e per il pròssimo, poi si traduce in fatti. E I FATTI SONO QUESTI: NON AVRÒ UN CUORE DÒPPIO nei confronti di nessuno, per cui sarò paziente con tutti e ipòcrita con nessuno. Dice infatti la Scrittura: «Guaî al peccatore che cammina su due strade» (Sir. 2, v.12).

NON PARLERÒ ALLE SPALLE DI NESSUNO, per calunniarlo, per accusarlo senza dargli possibilità di difèndersi, per criticare sulla base del mio solo punto di vista. Infatti la Sapienza invita al confronto aperto e benévolo con le persone, che èvita tanti litigî: «Chi si tiene appartato, invece, cerca il suo piacere e con ogni stratagemma attacca brighe» (Pr.18, v.1). È bene allora ricordare: «Guardàtevi dunque da inútili mormorazioni, preservate la língua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’ànima» (Sap.1, v.11).

NON TOGLIERÒ IL SALUTO A NESSUNO, perché se lo fàccio vuol dire che ho perso l’amore di Dio, non solo l’amore per quella persona. Per questo è detto nella Parola di Dio: «Figlî, vergognàtevi di non rispóndere a quanti salútano» (Sir. 41, v.20).

E ancora NON RINFACCERÒ IL BENE FATTO A QUALCUNO, perché mi ha ferito con l’abbandono o usàndomi al bisogno. Il bene che ho fatto me lo ricompenserà il Signore. La Sacra Scrittura dice: «Vergognàtevi di dire parole ingiuriose davanti agli amici e, dopo avér donato, di rinfacciare un regalo» (Sir 42, v.22). E altrove ha detto: «Qualunque cosa facciate, fàtela di buon ànimo, come per il Signore e non per gli uòmini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità» (Col 3, v.23).

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