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Una tesi dottorale ripropone sagacemente i retroscena che hanno portato alla comunione sulla mano

La tesi dottorale in Diritto Canonico di don Federico Bortoli intitolata “La distribuzione della Comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali”, edito dalla Cantagalliche amplia e approfondisce il precedente studio del padre passionista Enrico Zoffoli “Comunione sulla mano? – Il vero pensiero della Chiesa secondo la vera storia del nuovo rito”, ci ripropone i retroscena dell’imposizione della comunione sulla mano e proclama con forza che mentre la ricezione della comunione in bocca è legge universale della Chiesa, la forma che attualmente si accosta alla precedente è solo frutto di una concessione ad un abuso. 

Premessa

La scienza canonica e quella teologica, aventi entrambe il loro proprio e legittimo statuto epistemologico, non sono di per sé profetiche, ma lo possono diventano di rilesso, qualora lo studioso permetta alla profezia di scegliere l’oggetto della sua indagine. Don Federico Bortoli è la prova evidente di quanto ho appena affermato. Se, infatti, non avesse accolto la parola della Santa Vergine Maria comunicata al veggente di Schio (VI) Renato Baròn, molto probabilmente non avrebbe diretto la sua ricerca scientifica verso il tema oggetto del suo libro. Don Federico svolge la sua tesi dottorale con autentico rigore scientifico e giunge a presentare la verità soggiacente la pratica della comunione sulle mani con chiarezza cristallina.

La prefazione del suo libro, scritta dal cardinal Robert Sarah[1], prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è la prova più evidente che la tematica è tutt’altro che obsoleta e priva di valore. D’altronde non vedo come possa essere sostenuto un tale fraintendimento circa il valore della tematica, dopo aver letto quanto il cardinale scrive nella prefazione: «La diffusa pratica della comunione sulle mani è parte dell’attacco di Satana all’Eucaristia».

Intervista

Da me intervistato, don Federico così si è espresso in merito al suo libro:

L’abuso

«Negli anni immediatamente successivi al Vaticano II, si era diffuso in alcuni paesi l’uso di ricevere la Comunione sulla mano. Si trattava evidentemente di un abuso liturgico, che metteva le sue radici proprio in quei paesi in cui già si erano registrate problematiche dottrinali relative al mistero della Santa Eucaristia: Belgio, Olanda, Francia e Germania. La Santa Sede, non riuscendo a fermare questo abuso, decise di consultare tutti i vescovi sulla questione.

L’indulto

La maggioranza dei vescovi espresse la propria contrarietà nei confronti dell’introduzione di questa pratica. Nel documento di riferimento relativo alla distribuzione della S. Comunione sulla mano voluto da Paolo VI, cioè  l’Istruzione della Sacra Congregazione per il Culto Divino Memoriale Domini[2] (29 maggio 1969), viene recepito l’esito della consultazione e confermato che la norma universale per ricevere la Comunione è appunto quella di riceverla direttamente sulla lingua, dandone profonde argomentazioni. Nel contempo, però, si consentiva alle Conferenze Episcopali di quei territori in cui l’abuso si era già verificato di poter chiedere un indulto per la Comunione sulla mano, se il proprio episcopato, riunito per votare sulla questione, avesse raggiunto la maggioranza dei due terzi.

La richiesta poteva essere fatta solo in quelle situazioni in cui c’era l’abuso di ricevere la Comunione sulla mano. Dove questo non c’era, l’indulto non poteva essere richiesto. Cos’è accaduto, però? Che all’inizio si è osservato questo criterio; poi, quasi tutte le Diocesi hanno chiesto e ottenuto l’indulto, anche dove non c’era questa necessità. Il Cardinal Knox, che era allora Prefetto del Culto Divino, accolse anche le domande di altre conferenze episcopali. È un fatto che l’interpretazione della istruzione Memoriale Domini da parte del Cardinale non è stata corretta.

La novità del libro

La novità principale più importante del mio libro è costituita dalla pubblicazione della documentazione inedita del Fondo Ghiglione. In essa si descrivono le dinamiche con cui è stata introdotta la Comunione sulla mano. Si tratta di comunicazioni epistolari tra i vari Dicasteri della Curia romana, di segnalazioni pervenute alla Santa Sede e soprattutto la parte più corposa di queste comunicazioni riguarda gli scritti del cardinal Domenico Bafile, che è stato prima Nunzio in Germania – e quindi proprio in uno di quei luoghi in cui l’abuso della comunione in mano si è presentato precocemente, rendendosi conto di tutte le problematiche connesse -, e poi Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nel libro riporto gli scritti inviati a Paolo VI e a Giovanni Paolo II, che manifestano la sua preoccupazione per la diffusione della Comunione sulla mano, le problematiche connesse, ed indicano anche dei passi concreti da mettere in atto. La preoccupazione maggiore del Cardinale era la dispersione dei frammenti, pressoché inevitabile con la Comunione sulla mano. E poi il fatto di favorire irriverenze verso l’Eucaristia, nonché l’indebolimento della fede nella Presenza reale. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II hanno dato ampio credito alle segnalazioni di Bafile. Ne è prova il fatto che il Santo Pontefice, il 24 febbraio 1980, pubblicò la Lettera Dominicae Cenae, dove parlava esplicitamente di “deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle specie eucaristiche”, legate alla pratica della Comunione sulla mano. Un mese dopo Giovanni Paolo II prese la grave e importante decisione di sospendere la concessione di nuovi indulti, considerando seriamente l’ipotesi di non concederne più in avvenire, anche se poi dal 3 aprile 1985 viene ripresa la concessione di nuovi indulti.

Il nostro impegno

Nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia Giovanni Paolo II ha insegnato che “non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero” (n. 61). Quest’affermazione è decisiva e dobbiamo lasciarci guidare da essa per trovare sempre nuova forza per contrastare  il consolidamento di quella falsa idea, diffusasi soprattutto a partire dall’articolo pubblicato da padre Annibale Bugnini sull’Osservatore Romano (1973), secondo cui la nuova prassi sia addirittura migliore, più fedele al modo antico di ricevere l’Eucaristia. Accostatevi allora nel modo più consono alla sacralità di questo sacramento che per antonomasia è presenza del Dio incarnato: direttamente in bocca e, una volta tornati al vostro posto, inginocchiatevi in preghiera».

Conferenza di don Federico Bortoli

Don Federico Bortoli è attualmente (2019) parroco della parrocchia Sant’Andrea Apostolo in Acquaviva, Diocesi di San Marino-Montefeltro. È Cancelliere vescovile, Vicario giudiziale e consulente ecclesiastico dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Presso il Tribunale Ecclesiastico Flaminio di Bologna è Difensore del Vincolo. Il libro La distribuzione della Comunione sulla mano, pubblicato il 22 febbraio 2018 è la sua tesi di Dottorato in Diritto Canonico.

 


Note

[1] Trovo assurdo che nella scheda relativa al prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del sito ufficiale della congregazione non sia stato pubblicato il nome del prefetto. Sembra proprio che l’eroico cardinal Robert Sarah sia stato condannato alla damnatio memoriae prima ancora del termine del suo mandato, per le sue ben precise idee tradizionali che non si sposano con il pontificato di papa Francesco.

[2] Non comprendiamo il motivo per il quale questa istruzione non è più resa disponibile nel sito ufficiale del vaticano: www.vatican.va.