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Omelia: II Doménica di Avvento – Anno C

Letture della messa del giorno

Il Vangelo di oggi, insieme alle altre letture, ci propone una nuova tappa di preparazione alla venuta di Gesú nella carne e nella glòria. CI VIENE CHIESTA LA CONVERSIONE, SE VOGLIAMO RAGGIÚNGERE LA META DELLA SALVEZZA, della créscita di carità e di conoscenza; se vogliamo distínguere ciò che è mèglio.

Questa conversione è possíbile NEL DESERTO, dove Dio parla piú facilmente; dove la meditazione sulla sua parola è un nutrimento sostanzioso; dove il supèrfluo non conta e l’essenziale è signore. Qui TROVIAMO GIOVANNI BATTISTA! QUI TROVIAMO L’INTERVENTO DI DIO, CHE È L’ÚNICO CHE PUÒ DARE GLÒRIA AD OGNI VIVENTE. Il profeta Baruc ce lo diceva con immàgini festanti e di ritorno, con segni di dignità recuperata, con ridondanza di espressioni luminose: «rivèstiti dello splendore della glòria che ti viene da Dio per sempre»; «metti sul tuo capo il diadema di glòria dell’Eterno»; «Dio ricondurrà Israele con giòia alla luce della sua glòria, con la misericòrdia e la giustízia che vèngono da lui». Come vedete, chi vuole la glòria e la pace promesse a Gerusalemme, deve atténderle da Dio, attraverso la MISERICÒRDIA E la GIUSTÍZIA che vèngono da Lui. Non solo dalla misericòrdia, ma dalla misericòrdia e dalla giustízia, che sono apparse sulla Terra in Gesú Salvatore. Egli ci farà «Pace di giustízia» e «Glòria di pietà», se lo accoglieremo senza mutarne il pensiero a nostro vantàggio e senza limitarci NELLA CONFORMAZIONE A LUI. SAREMO “PACE DI GIUSTÍZIA” quando accoglieremo il suo perdono, che esige un cambiamento di vita e un pentimento sincero; saremo “GLÒRIA DI PIETÀ”, quando il nostro cuore sarà compassionévole e non duro o trònfio.

Tutto questo sarà compiuto da Gesú, il quale si è fatto precédere da un precursore, che è il cugino Giovanni Battista: l’último grande profeta dell’Antico Testamento, dopo sècoli di silènzio di Dio, che non inviava piú profeti al suo pòpolo.

ECCO DUNQUE IL CONTESTO STÒRICO della presenza e della predicazione di Giovanni il Battista: UN VUOTO DI PROFEZIA, dove chi come lui è raggiunto dalla parola di Dio, parla per raddrizzare i sentieri che condúcono al Signore.

San Luca ci tiene a dare una indicazione cronològica, che vale anche a farci sapere chi governava a quel tempo la terra in gènere e la terra promessa in ispècie.

«Nell’anno quindicésimo dell’impero di Tibèrio Césare, mentre Pònzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto» (Lc 3, 1-2).

Quindi ABBIAMO COME IMPERATORE ROMANO TIBÈRIO, e come governatori delle vàrie parti della terra promessa Pilato, Erode, Filippo e Lisània. E sommi sacerdoti Anna e Caifa, che faranno condannare Gesú. San Luca ci tiene a fare i nomi sia per collocare in un preciso momento stòrico la predicazione del Battista e il battésimo di Gesú; sia per dire al lettore: se conoscete la vita di questi governanti, allora vi sarà chiaro il bisogno che c’è di preparare la via al Signore. Ad esèmpio possiamo farci un’idea ben precisa della vita di Tibèrio, leggendo che cosa dice lo stòrico Svetònio: «proviene da una famíglia illustre per uòmini eccezionali…Sposa Agrippina, ma la ripúdia per Giúlia, di cui disapprovava la condotta; ridusse in suo potere l’Illírico;…assunse il principato introducendo una certa parvenza di libertà. Represse i culti stranieri e i riti egiziani e giudàici, costringendo quelli che professàvano tali culti a bruciare le vesti da cerimònia e tutto l’arredo sacro. Col pretesto del servízio militare distribuí in province dal clima piuttosto malsano i gióvani giudei, e allontanò dalla capitale gli altri dello stesso pòpolo e quelli che seguívano culti sìmili ad essi, sotto pena di perpètua schiavitú» (Vita Tiberi, III, 3.7.36). Come vedete è descritto quale nòbile per natali, ma adúltero e incoerente; príncipe falsamente tollerante verso i Romani e apertamente intollerante verso gli stranieri con una pròpria fede. Poi aggiunge Svetònio: «Applicò le leggi di lesa maestà con la màssima severità; e nel restaurare i costumi si comportò crudelmente e ferocemente»; «proruppe in ogni gènere di crudeltà e non gli mancò mai la matèria. … Sarebbe lungo seguire dettagliatamente i suoi atti di crudeltà. …Fúrono decretati particolari premî per gli accusatori. …Non risparmiò a nessuno torture e supplizî. …Tra i suoi hobby c’era un serpente» (III, 58.61.62.72).

Cari fratelli e sorelle, ¿perché sono andato a ripescare un po’ della vita dell’imperatore Tibèrio? Perché la predicazione del Battista non è solo per gli ebrei arrivati presso le rive del fiume Giordano, ma per tutti i superbi che non cèrcano il battésimo di conversione e il perdono dei peccati; per tutti coloro che non sanno apprezzare il silènzio del deserto e i doni del deserto; per tutti coloro che sono digiuni della parola di Dio o sprezzanti della glòria che viene dal Signore.

Eppure «Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni», cioè tutte le altezze e glòrie di questo mondo. Non lo fa con un trattore e con le ruspe, ma con la parola infocata che proviene da una vita austera, pura e santa, che non conosce l’òdio e la crudeltà, ma la potenza di un imperativo categòrico: SALVARE, SALVARE, SALVARE CHI SI È CORROTTO DIETRO I SUOI PENSIERI.

Giovanni Battista non è mite e paziente come il Signore Gesú: è anzi un po’ rude e irruento, perché vuole che Gesú trovi il terreno pronto e dissodato per la sèmina. Questo ci dice che TALVOLTA, CON I TIÈPIDI, CON I CORROTTI, CON I CRUDELI, CHE SI SONO ABITUATI AL LORO STATUS E NON RICONÓSCONO IL LORO PECCATO, OCCORRE URLARE IL RIMPRÒVERO PROFÈTICO: «Guai agli spensierati di Sion» (Am 6, v.1);  «io sarò frusta per tutti costoro» (Os 5, v.2); «come un múcchio di pruni saranno consunti, come pàglia secca» (Na 1, v.10). Vi ricordate Giovanni Pàolo II nella valle dei templi contro i mafiosi e gli assassini del giúdice Livatino? Anche lui, di fronte alla crudeltà che era diventata uno status, urlò. Ma urlò di dolore! Urlò per amore! Urlò per salvare!

Anche noi possiamo èssere voce di uno che grida nel deserto, ma non ventiquattro ore su ventiquattro, piuttosto TUTTE LE VOLTE IN CUI SERVIRÀ LA FORZA PER OPPORSI AL MALE e il grido di dolore per la mancata o ritardata conversione.

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