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VINCERE LA PIGRIZIA

 La pigrizia secondo la Bibbia

Scorrendo il testo biblico ci si imbatte nella descrizione del pigro. Il libro dei Proverbi ci dice di esso che:

– Odia il lavoro: «Il desiderio del pigro lo porta alla morte, perché le sue mani rifiutano di lavorare» (Pr 21,25).
– Adora dormire: «La porta gira sui cardini, così il pigro sul suo letto» (Pr 26,14).
– Porta delle scuse: «Il pigro dice: «C’è una belva per la strada, un leone si aggira per le piazze» (Pr 26,13).
– Perde il suo tempo e le sue energie: «Il pigro immerge la mano nel piatto, ma dura fatica a riportarla alla bocca».
– È un illuso: «Il pigro non ara d’autunno: alla mietitura cerca, ma non trova nulla», (Pr 20,4).
– Crede di essere saggio, ma è uno stolto: « Il pigro si crede più saggio di sette persone che rispondono con senno » (Pr 26,16).
– È litigioso: «Anche colui che è sfaticato nel suo lavoro, è fratello del dissipatore» (Pr 18,9).
– Diventa o un servo, o un debitore: « La mano […] pigra […] è destinata a servire» (Pr 12,24).

La Bibbia è quindi estremamente chiara a riguardo della pigrizia. Essa è un peccato poiché contraddice l’ordine divino che comanda all’uomo di lavorare:

«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gn 2, 15).

Dopo che Adamo ed Eva commettessero il peccato originale, distruggendo il progetto divino originario, Dio confermò il comando, aggiungendo, però:

«… maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gn 3, 17-19).

Da quel famigerato giorno, la fatica è, quindi, strettamente legata al lavoro. Essa non può dunque essere utilizzata dal pigro come attenuante alla sua pigrizia. I Proverbi sono pieni di avvertimenti contro il pigro e di saggi consigli per combattere la pigrizia:

«Va’ dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio. Essa non ha né capo né sorvegliante né padrone, eppure d’estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo. Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno? Un po’ dormi, un po’ sonnecchi, un po’ incroci le braccia per riposare, e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone» (Pr 6,6-11).

Come aiutare chi è affetto dalla “malattia della pigrizia”

Siccome il libro dei proverbi ci dice che «Il pigro brama, ma non c’è nulla per il suo appetito, mentre l’appetito dei laboriosi sarà soddisfatto» (Pr 13,4) cosa possiamo fare noi per aiutare il pigro a diventare laborioso? La risposta alla nostra domanda ci è offerta da San Polo nel seguente brano:

«Quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. Ma voi, fratelli, non stancatevi di fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo in questa lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello» (2 Ts 3,10b-14).

Le parole di Gesù al pigro

«L’anima, preclusa come è nella carne, subisce talora per contraccolpo le stanchezze della carne. Tentazioni di Satana, mancanze più o meno gravi […] delusioni, dolori, avvenimenti della vita, nei meno formati alla vita dello spirito provocano, con le altre cause, delle stanchezze dell’anima.
Ma dovete reagire ad esse. Sono come uno di quei languori fisici che precedono le consunzioni della carne. Guai a non combatterli all’inizio! Ma tre volte guai a non combattere i languori dello spirito che portano alla sonnolenza spirituale e lentamente alla morte dell’anima.
Dio non ama i pigri, non ama coloro che preferiscono i loro comodi al buon Signore. Dio punisce coloro che si intiepidiscono. Si ritira […] perché non ricorre che raramente alla violenza. Vi lascia liberi sempre, anche se il lasciarvi tali è per Lui dolore, perché vede che fate della libertà mal uso. […]
Quando per vostra incuria voi avete lasciato passare oltre il vostro Maestro, afflitto per la vostra inerzia spirituale; quando il rimorso, grido della coscienza che non tace mai completamente, neppure nei più depravati, desta la vostra anima che avere intontita nella tiepidezza e nella materialità, siate solleciti ai ripari. Cercate subito Iddio. […] Superate […] le insidie che il Nemico scagliona lungo la via per impedire che un’anima gli sfugga per ricoverarsi in Dio. Lasciate pure che per vendetta vi spogli, Satana invidioso e crudele. […] Con ogni vostro mezzo, con santa audacia, cercate il Signore. Cercatelo per riparare la pigrizia di prima. E una volta trovatolo, non separatevi da Lui»

(tratto da MARIA VALTORTA, I Quaderni del 1943, messaggio del 18 ottobre, CEV, 1985).

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